La vita viva

Press Meeting

Leggendo gli “Scritti dal Sottosuolo” di F.M.Dostoevskij

“Perché devo studiare la letteratura?”, domanda abituale, ma non banale. Si è aperto cosi l’avvincente incontro delle 19.00 nella sala Poste Italiane A4, che ha affrontato la lettura ed il commento di alcuni brani tratti dagli “Scritti del Sottosuolo” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij.

“La bellezza da sempre è stata custodita, difesa da qualsiasi idea di utilità. Con il passare del tempo la sua stessa protezione è diventata una gabbia e ora il concetto di bellezza si associa a quello di inutilità, ma noi sappiamo che qualcosa è bello soltanto quando ha in sé tutta la sensatezza – ha spiegato Tat’jana Kasatkina, Direttore del Dipartimento di Teoria della Letteratura nell’Accademia russa delle Scienze – studiare le materie umanistiche non ha la finalità di preparare degli specialisti, ma di educare l’uomo. Attraverso la letteratura scopriamo un sentimento di compartecipazione con l’altro. Essa è ciò che ci è rimasto dalla condizione divina, paradisiaca. Ci trasmette esperienza anche in assenza di esperienza diretta, come accade nei genitori o nell’esperienza comunitaria: in quel rapporto possiamo guardare una cosa da un punto di vista ‘altro’ più ampio del nostro. Questo è lo scopo dell’insegnamento, che non può essere ridotto a insegnamento nozionistico”. Un ampliamento di conoscenza.

Ed ecco quel fatidico momento in cui si apre il libro e ci si sente dentro la letteratura. A leggere magistralmente il testo di Dostoevskij è Franco Palmieri, Consulente Artistico di Culter di Firenze. “Questo testo dimostra la necessità di Cristo”, afferma Kasatkina. “Ma cosa significa? Come mai siamo tutti miopi di fronte all’evidenza? Il protagonista sin dalle prime righe si dimostra per quello che è. L’uomo del sottosuolo afferma di sé qualcosa che poi rinnega e questo suo atteggiamento ci fa prendere le distanze. Chi è l’io?”, chiede l’insegnante Cristina Rossi.

“Il rapporto tra l’io e l’altro è il non capire. Non capiamo che quando abbiamo dinanzi un altro, abbiamo una porta che può aprirsi proprio nell’altro. Noi però non vogliamo capire e facciamo dell’altro uno specchio di noi stessi, ma è proprio quando capiamo di non capire, è in quel momento, che vediamo l’altro e non la nostra immagine. I punti di incomprensione diventano punti di comprensione – spiega Kasatkina concludendo il suo denso intervento – Dostoevskij parla dell’uomo nella condizione di ‘essere io’ ed elenca tutte le componenti che la descrivono: la malattia, la cattiveria, la stanchezza. Questo io fa stridere i denti perché delimita i propri confini. La tenebra infernale si è generata perché i confini sono diventati impenetrabili. L’autore parla delle cose che volevano venire fuori, ma che non lascia uscire. Per questo l’altro è fondamentale per farci uscire fuori dai nostri limiti”.

Scarica