DALL’ECONOMIA CIRCOLARE A QUELLA SFERICA: ESPERIENZE E RIFLESSIONI SULLE NUOVE STRADE DI CRESCITA PER CHI FA BUSINESS
Rimini, 19 agosto – «Si parla spesso di innovazione e sostenibilità ma a volte non è chiaro il significato e il nesso. È di oggi la notizia che duecento tra le più grandi aziende americane ritengono che per creare valore non si debba più solo guardare al profitto ma anche all’impatto ecologico, all’ascolto del cliente, al rispetto dei dipendenti. La sostenibilità quindi è uno sviluppo che deve durare nel tempo e in quanto tale è diventata una necessità». Già nell’introduzione di Gigi Gianola, direttore generale Cdo, c’è tutto l’orizzonte dell’incontro “Innovazione e sostenibilità” che si è svolto in un’Arena Cdo for Innovation D3 particolarmente attenta. Con Gianola, anche Alberto Brugnoli, Chief Development Officer di Strategy Innovation Srl, e Oscar Di Montigny, fondatore e presidente di Bye BeYourEssence.
Quest’ultimo, citando Paul Valery “Il futuro non è più quello di una volta”, ha ricordato che «questa epoca è unica, non ce n’è mai stata una uguale se non forse quando l’uomo ha imparato a maneggiare il fuoco. Oggi siamo invasi da una quantità enorme di informazioni ma pochi sono in grado di leggerle. Siamo di fronte ad un crescente analfabetismo funzionale. È un problema soprattutto se teniamo presente che a breve ci saranno altri cambiamenti epocali. Cambiamenti demografici: la popolazione aumenta vertiginosamente insieme agli inarrestabili flussi migratori e quindi ci saranno problemi di interpretazione culturale. Cambiamenti ambientali: negli ultimi 25 anni abbiamo distrutto il 10 per cento delle risorse del pianeta e oggi abbiamo bisogno di 1,7 volte delle risorse attuali per fare fronte a tutte le necessità della popolazione mondiale. Cambiamenti tecnologici: in pochi anni la tecnologia ci ha portato a parlare di realtà aumentata e virtuale, che per millenni sono stati concetti sconosciuti perché i filosofi hanno sempre parlato di una sola realtà e di verità. Sapete cosa significa questo? Che le persone in futuro avranno attivato percorsi cerebrali e di pensiero diversi dai nostri attuali a fronte di stessi stimoli e questo pone problemi su reazioni inaspettate e in futuro sui metodi educativi. Stanno cambiando – per Di Montigny – già adesso i percorsi decisionali basati sui processi logici, emotivi e funzionali. Non sarà la velocità che farà la differenza bensì l’orientamento». Ma non finiscono qui i cambiamenti: muteranno anche valori e comportamenti visto che, poiché non ci saranno cibo e risorse per tutti, questo porrà problemi etici. «È venuto il tempo delle responsabilità individuali. Questa attenzione è possibile con il riuso, il riciclo delle risorse come insegna l’economia circolare. Ma mettere la persona al centro significa dare una coordinata in più all’economia che diventa quindi sferica».
Quali strategie adottare per l’attuazione? Brugnoli, che è anche docente di innovazione strategica all’Università Cà Foscari a Venezia, ha spiegato che «oggi diciamo alle aziende che sostenibilità è creazione di valore condiviso su lungo periodo. Non si sfugge al profitto ma nasce l’attenzione alla responsabilità sociale che è in realtà sempre esistita nell’impresa. Spesso l’imprenditore considera assolto questa attenzione dal contributo in soldi alla squadra di calcio della città dove opera. L’imprenditore moderno ha capito invece che la responsabilità sociale parte dal suo collaboratore. Il dipendente può essere imprenditore e creare valore per l’impresa. Quindi la responsabilità sociale crea valore. Non una logica di “charity” ma di business».
In definitiva, quando un’azienda vuole fare innovazione deve cambiare modello di business e includere tra gli attori dell’impresa anche i collaboratori dell’imprenditore. Come fare ad accelerare la creazione di sostenibilità? «Oggi – è la risposta di Brugnoli – poche aziende sono realmente sostenibili e queste non sono visibili ma sono quelle che fanno cose che loro ritengono ovvie come selezionare i fornitori in base a criteri di sostenibilità o aiutare i dipendenti nella accensione di mutui. Questi imprenditori hanno superato problemi di ignoranza lessicale e non confondono la charity con la responsabilità sociale». Oppure semplicemente «sono soggetti nati già nuovi e hanno capito che la persona nella sua integrità è la chiave della coniugazione di innovazione e sostenibilità» ha concluso Gianola.
(A.L.)
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