La stanchezza della democrazia

Press Meeting

Rimini, martedì 21 agosto – Nell’ambito del ciclo “Cammini” si è svolto, alle 12.30, nell’omonima Arena B2 un importante dibattito dal titolo “La stanchezza della democrazia”. Hanno partecipato Paolo Alli, presidente Assemblea Parlamentare della NATO, e Caroline Kanter, direttrice della Fondazione Konrad Adenauer, della sede di Roma.

Nell’introdurre la discussione, il moderatore Roberto Fontolan, direttore del centro Internazionale di Comunione e Liberazione, ha evocato alcuni aspetti problematici che la democrazia, come la conosciamo nel suo modello occidentale da circa settant’anni, sta attraversando: “Qualcuno parla di superamento della democrazia rappresentativa e della forma parlamentare. Pur essendo nella stagione giovanile la democrazia è già stanca?”

Nel tentativo di rispondere alla domanda sia la Kanter che Alli hanno convenuto sul fatto che “vi è innanzitutto una crisi di fiducia”. E questo lo si può rilevare tanto in Germania che in Italia. Si tratta di una sfiducia “che è l’effetto della crisi economica del 2008, che ha portato a una generale rabbia nei confronti delle istituzioni e dei politici in particolare”, spiega Alli. Il quale ha aggiunto: “C’è in atto una richiesta di un nuovo centralismo, l’idea dell’uomo forte, perché il Parlamento non è in grado di dare risposte a breve termine. Così la gente finisce per percepire le risposte non immediate, come una non risposta”. Riprendendo un neologismo utilizzato da Fontolan, “democratura”, ovvero “un governo di un uomo forte dietro le vesti della democrazia”, la Kanter ha ricordato come “la Germania ha fatto un’esperienza” negli anni Trenta e Quaranta “che non è stata molto positiva”. “Anche ai nostri giorni ci sono forme di governo e di regime che pur definendosi democratici non possono essere definiti tali. Basti pensare alla Turchia, alla Russia, al Venezuela, alla Cina”, ha ripreso Alli.

Fontolan ha rilanciato la questione se i nuovi media possano favorire una più ampia partecipazione dei cittadini alla vita politica. Rispetto alla riproposizione del mito della democrazia diretta, “La Rete può servire certamente a spiegare meglio il messaggio della politica ai cittadini”, ha affermato la Kanter. Ma ha subito aggiunto che “nella democrazia diretta non è detto che vengano garantite le esigenze e i diritti di tutti, come pretende promettere, proprio perché non c’è, in ogni caso, la partecipazione di tutti. Quanti potrebbero permettersi di stare inchiodati a un computer per seguire le vicende politiche? E con quali competenze? Sappiamo, inoltre, come gruppi di potere finanzino chi dovrebbe svolgere la comunicazione per orientare l’opinione pubblica e generare nuove forme di consenso”. Anche Alli ha manifestato uno scetticismo circa la possibilità di una evoluzione della democrazia in forma diretta: “pensare di affrontare le questioni con un clic, con ‘mi piace’ o con i selfie, rischia di banalizzare il lavoro di chi ha grosse responsabilità di fronte a problemi che devono essere lungamente soppesati. Pochi cittadini oggi in Gran Bretagna vorrebbero la Brexit, l’uscita dall’Europa, eppure l’hanno votata”. Un altro aspetto della crisi della democrazia si documenta in quello che Alli ha definito “un forte consumismo della leadership”, ovvero alla “velocità con cui si dissolvono personaggi della politica, passando da una grande visibilità politica iniziale alla altrettanto fulminea uscita di scena”.

I relatori si sono cimentati, infine sulla seguente domanda: nel crescente individualismo, fatto di pretese, che ha scardinato il tessuto comunitario in nome della dittatura del relativismo è possibile uscire dalla crisi della democrazia? “Occorre un grande patto per una rieducazione alla politica e all’amministrazione del bene comune che impegni i giovani, i cittadini, la scuola, la società civile”, ha affermato Alli. Richiamando un pensiero di Papa Benedetto XVI, il relatore ha sottolineato l’urgenza di ripartire dal basso, sollecitando altresì a guardare alcuni modelli di sviluppo politico interessanti come la Tunisia e la Georgia perché “chi non ha mai conosciuto la democrazia, la desidera come l’aria”. Infine, la Kanter ha messo in rilievo come “le democrazie sono sistemi dinamici sottoposte a cambiamenti continui con il compito di governare il cambiamento in atto. Per questo occorre l’impegno di tutti, un profondo senso della responsabilità, il fattore tempo, la comunicazione, la volontà di ascoltare, favorendo la cittadinanza attiva”.

(A.Li.)

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