La speranza del Paese contro il declino passa dai giovani

Redazione Web

 

IL SOCIOLOGO MAGATTI E IL DEMOGRAFO ROSINA: VIVIAMO IN UN PAESE IRRESPONSABILE, SERVE UN GRANDE PATTO TRA GENERAZIONI

 

Rimini, 22 agosto – «Viviamo in un paese irresponsabile». È impietosa l’analisi di Alessandro Rosina, ordinario di Demografia alla Cattolica di Milano, espressa nel corso del suo intervento sul tema “Tra denatalità e generatività”, svoltosi all’Arena Sussidiarietà&Lavoro B1 con il sociologo Mauro Magatti e moderato da Massimo Ferlini, della Fondazione per la Sussidiarietà.

Dopo aver sottolineato che «i giovani non possono accontentarsi di avere desideri deboli», nel corso del suo intervento Rosina ha spiegato che «problemi antecedenti alla crisi, come il debito pubblico e la denatalità, minano il nostro futuro e oggi manca vitalità alle nuove generazioni. La scelta di avere un figlio è rimasta strettamente legata a una visione positiva sul futuro che però in Italia manca. In Europa ci sono paesi che non hanno mai avuto un crollo delle nascite così grosso: questo perché da noi non sono state messe in campo politiche efficaci per risollevare questa tendenza. Troppo spesso l’unica alternativa a rimboccarsi le mani è la rassegnazione al ribasso». Per questo «bisogna mettere in campo un modello nuovo di sviluppo che rimetta assieme tutte le forze, le energie e la capacità di produrre benessere. Non bastano i singoli temi: dobbiamo trovare un modello che permetta di mettere in campo i propri progetti di vita, il lavoro, l’ambiente, la crescita sostenibile. Tutto il mondo occidentale deve ripensare il proprio modello sociale di sviluppo e noi siamo i primi che ne abbiamo bisogno».

«Il declino avanza e sembra che siamo come ipnotizzati» ha aggiunto il suo carico da novanta il sociologo Mauro Magatti, autore con Chiara Giaccardi di “La scommessa cattolica”, da oggi nelle librerie. «La demografia è un misuratore profondo di quello che succede nella vita sociale» ha spiegato Magatti «perché si muove lentamente e dall’oggi al domani non cambia nulla. L’Italia è tra i paesi dove le cose stanno andando peggio. La domanda è: perché? In Africa si dice che per crescere un bambino ci vuole un villaggio. È una sana verità: non basta la famiglia privata nucleare. Bisogna dare risposte in maniera funzionale, creare condizioni che rendano possibile la procreazione. In Italia questo villaggio, questa rete di relazioni, non l’abbiamo sviluppata. La tradizione cattolica che dà peso alla relazione e alla famiglia l’abbiamo lasciata isolata e in questo contesto è la famiglia stessa a non farcela». La tesi di Magatti è che «soffriamo della modalità latino cattolica dell’interpretazione dell’individualismo contemporaneo, che è disorganizzata. In altre culture almeno l’individualismo sa organizzarsi». Perciò «non basta difendere la famiglia. Dobbiamo cercare di capire che il compito della famiglia può essere generativo solo in presenza di condizioni di contesto che non si dà da sola. Siamo deboli nel creare quella mediazione tra cultura privata e collettiva, mentre il bene comune di cui parla la cultura cattolica supera il bene del proprio appartamento». In conclusione, per Magatti «se la mia generazione, chi ha le risorse, finanziare e immobiliari, non fa un grande patto per fare transitare un flusso di risorse particolarmente forte per lanciare la nuova generazione non ne usciremo. E quello che vediamo in politica non è che il riflesso di questi comportamenti spicci che la demografia misura».

 

(F.G.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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