La rigenerazione urbana

Redazione Web

Rimini, martedì 18 agosto – È sempre più “Carpe Covid” per tutte le attività che interessano il vivere umano: parafrasando la nota espressione, può esprimersi l’opportunità di cogliere la crisi derivante dalla pandemia come valore, anche per il tema della rigenerazione urbana. Ne hanno discusso, in collaborazione con Seingim, E-Distribuzione, Terna, Snam, FNM: Mario Abbadessa, amministratore delegato Hines Italy; Marco Alverà, amministratore delegato di Snam; Luigi Benatti, architetto partner Studio TECO+; Giuseppe Bonomi, amministratore delegato Milanosesto; Marco Bucci, sindaco di Genova; Andrea Gibelli, presidente FNM; Vincenzo Ranieri, amministratore delegato E-Distribuzione. Ha moderato la tavola rotonda Guido Bardelli, presidente Cdo – Compagnia delle Opere.

Bardelli ha introdotto l’argomento con qualche dato e considerazione: «Nel 2050 ci saranno 6.4 miliardi di persone che abiteranno le città. Soprattutto la pandemia ha fatto riscoprire la città come luogo sicuro dove abitare, con alta qualità dei servizi ricevuti come per la cultura, il lavoro, le cure mediche». «Tutti cambieranno la loro vita e le aziende anche il loro modello di business», ha ribattuto Bonomi, portando l’esempio di Milanosesto, la piccola città nella città che è un laboratorio-esperimento per tutta Italia. «Le politiche urbanistiche vanno riviste, il futuro del business non sarà più sulle offerte di volumi, ma di servizi che in quanto tali risponderanno alle forti domande di mercato e derivanti anche dal disagio sociale».

Abbadessa ha aggiunto: «L’esperimento di Milanosesto insegna che non ci sarà più Milano distinta da Sesto San Giovanni, o meglio non ci sarà più un centro e una periferia se ragioniamo in termini di pianificazione urbanistica. Accanto ad una necessaria, obbligatoria sostenibilità ambientale si deve pensare ad una sostenibilità sociale che eviti le contrapposizioni e gli sbilanciamenti in termini di accesso ai servizi». E come ne risentirà il mondo dell’energia? «Quando si pensa a mettere a disposizione energia, si deve pensare necessariamente in termini globali per i costi di trasporto che questo comporta», ha proseguito Alverà. «Bisognerà costruire edifici riconvertibili da residenziali a uffici e viceversa, per la dinamicità della domanda nella città. Il Covid ci sta dando l’opportunità di cambiare il mondo e il nostro modo di vivere. Il settore dell’energia e in particolare noi di SNAM stiamo pensando a vere novità che vanno incontro a questa trasformazione, come il gas rinnovabile e la produzione di idrogeno tramite la separazione della molecola dell’acqua grazie alla forza della radiazione solare. Oggi ottenere l’idrogeno in questo modo costa cinque volte di più del normale diesel, ma, se in Europa ci crederemo, potremo abbassare il costo a livelli concorrenziali. Ne saranno avvantaggiati i paesi che avranno più sole durante l’anno».

Si è entrati più a fondo nel tema urbanistico con Benatti: «Il 90% del patrimonio residenziale è di proprietà delle famiglie italiane, quindi la riqualificazione urbana interessa tutti. Il 40% di questo patrimonio ha più di 40 anni, mentre il 30% è stato costruito dopo il 2000. Da qui si capisce bene che impatto potrà avere fare rigenerazione urbana, intere parti della città saranno interessate. Ma il vero peso in Italia sono leggi ancora in vigore dai primi anni ’40 e che creano una burocrazia con cui diventa impossibile rigenerare in breve tempo, mentre occorre essere veloci. Le pubbliche amministrazioni avranno quindi un ruolo chiave nel coordinamento di questi processi». Il sindaco di Genova Bucci ha rilanciato: «Bisogna costruire sul costruito ed evitare di creare le periferie. Genova è un esempio di città fatta da 20 cittadine e paesi più piccoli. Evitare di fare periferie, quindi, per me significherà valorizzare tutti e 20 questi centri allo stesso modo in cui valorizzerò il centro di Genova. Perchè la rigenerazione urbana abbia senso, occorre che le pubbliche amministrazioni siano veloci, devono aiutare i privati a investire per creare posti di lavoro, ma anche servizi fruibili da tutti i cittadini, che alla fine saranno quelli che creeranno valore all’investimento».

Gibelli ha presentato l’esempio di FNM: «Noi crediamo che in futuro non si debba pensare a costruire su scala ferroviaria, ma soprattutto a fare rigenerazione urbana sulle aree toccate e attraversate dalla ferrovia, per dare più servizi del solo trasporto su rotaia. Per fare questo non stiamo pensando in termini di area localizzata, ma soprattutto su area geografica vasta. Puntiamo a creare infrastrutture e a invogliare i privati a investire. In questo senso oggi abbiamo vari progetti in corso su linee ferroviarie importanti come la Milano-Malpensa, un tratto di 72 km, dove stiamo pensando ad una nuova antropizzazione. Il concetto di base è creare un dialogo tra la ferrovia e la zona attraversata, ad esempio creando piantumazione per attutire l’impatto ambientale, piste ciclabili per favore la mobilità dolce, una mobilità integrata attraverso anche le nuove tecnologie che porteranno benefici ai residenti».

Ha concluso il giro di interventi Ranieri: «I trend trasformativi in atto sono in realtà tre: trasformazione urbana, energetica, digitale. Le città oggi costituiscono il 5% del costruito nel mondo, ma consumano il 70% dell’energia prodotta. Si dovrà pensare a decentralizzare le fonti di energia e quindi le infrastrutture elettriche cambieranno. In più in futuro ci sarà impulso alla mobilità elettrica: nel 2030 sono previsti sei milioni di veicoli circolanti in Italia. Si deve pensare, quindi, alle cosiddette comunità energetiche autosufficienti, ovvero a piccole zone della città in grado di di non dipendere da terzi per il proprio fabbisogno. La chiave di successo sarà l’integrazione su unica piattaforma di tutte le infrastrutture coinvolte nella trasformazione, in modo da fornire nuovi e sempre più accurati servizi di alta qualità».

Bardelli ha così compendiato il risultato dei lavori: «La rigenerazione urbana è collaborazione tra soggetti diversi e questa avrà successo solo se le pubbliche amministrazioni sapranno sostenere la trasformazione a tutti i livelli in termini di velocità ed efficienza».

(A.L.)

Scarica