Il monologo di Paolo Cevoli, il famoso comico di Riccione, ha riunito nell’arena D3 alle ore 21.45 più di tremila persone. Cevoli, nei panni del cuoco romano Paulus Simplicius Marone, racconta la sua vita avventurosa.
Paulus nasce ad Ariminum, in giovane età rimane orfano e accolto da una nobile famiglia che lo porterà a Roma. Proprio nella capitale apprende l’arte culinaria alla scuola del grande Apicio, il più famoso chef dell’antichità. Allo stesso tempo arrotonda le entrate con affari più o meni leciti fino a quando sarà costretto a fuggire in Palestina per non essere catturato dai soldati romani. Cevoli descrive con tutta la sua simpatia la Palestina, la terra più lontana e desolata dell’impero.
Lì Paulus incontra Gesù in persona. I miracoli del Maestro sembrano portare al fallimento tutti i tentativi del cuoco di divenire ricco e famoso. Il cuoco romagnolo si trova a Cana ed è il responsabile del banchetto per le nozze di una giovane coppia. Il vino ad un certo punto termina e Paulus, a sue spese per far buona impressione sui clienti, compera molti litri di ottimo vino. Al suo ritorno però gli invitati stanno tutti bevendo allegramente: Gesù aveva trasformato l’acqua in vino. Disastro economico eppure per un istante gli occhi di Paulus si incrociano con quelli di Gesù: “Io Gesù l’ho incontrato per davvero – racconta il cuoco – quando mi ha guardato è successo tutto un buridone dentro, un mulin gazino”. È dagli occhi che si capisce quando si incontra qualcosa che stravolge la vita: “E siccome Gesù quel giorno mi ha guardato nelle palle degli occhi, da quel momento, non sono stato più lo stesso. Mi ha visto l’anima”. Subito però il romagnolo, da bravo imprenditore, ha un’idea: quello lì deve diventare mio socio, logicamente non operativo, mi basta che ci metta l’immagine. “Io lo guardo lui mi guarda. In un attimo ho capito tutto. Miracolo! Vedo già l’insegna: ristorante ‘Al Miracolo’, cucina tipica: si mangia da Dio”.
Marone allora segue per giorni la comitiva di Gesù e nella figura di Giuda vede un possibile aggancio per convincere del suo piano gastronomico il Maestro. Paulus cerca di guadagnare qualche soldo allestendo un chiosco di pani e pesci per soddisfare l’appetito della moltitudine che segue il Profeta. Anche in quell’occasione fallisce. Paulus è arrabbiato con il suo contatto perché qualcuno ha distribuito da mangiare gratis al suo posto. “Ma no – dice Giuda – è stato il Messia. Ha moltiplicato pani e pesci. Sai com’è una cosa tira l’altra e gli è scappata un po’ la mano. Ha fatto un miracolo”. Concordano per una cena privata per una sessantina di persone, così da rifarsi economicamente, in occasione della Pasqua ebraica. Purtroppo si presentano solo in tredici e “la cena era un gran mortorio – spiega il protagonista – tipo quelle serate che non decollano mai”. “Alla fine prendono e van via tutti, in silenzio. Proprio un’aria da ultima cena”. Con queste parole conclude la brillante descrizione del suo ennesimo insuccesso economico-imprenditoriale.
Da quel momento tutto va a rotoli. Gesù viene catturato e crocefisso. Paulus viene riportato a Roma e condannato ad essere schiavo, impegnato al Circo come guardiano dei leoni. A Roma scoppia un enorme e devastante incendio, Nerone ordina la cattura di tutti i cristiani e così si riempiono le prigioni del Circo. L’ex cuoco di Palestina riconosce tra i cristiani un amico che gli racconta della resurrezione di Cristo. “Va là! Certo che l’unico problema della vita è la morte – dice Paulus in risposta alla notizia dell’amico – una volta risolto quello il resto sono tutte pataccate”. E mentre i cristiani sono nelle prigioni e pregano e piangono nei loro occhi lo schiavo del circo riconosce lo stesso sguardo di Gesù che lo aveva conquistato. I soldati romani comandano a Paulus di lasciare a digiuno i leoni perché il giorno dopo le bestie dovevano essere affamate. Si voleva fare una strage di cristiani. Il romagnolo non resiste, non può trattenersi e la sera prepara una straordinaria cena per sfamare i leoni. “Una ricetta semplice – racconta il personaggio di Cevoli tra le risate di tutto il pubblico – la potete fare anche voi a casa”, e continua “ si prende un elefante, si svuota si infila un gorilla. Si svuota e si infila un rinoceronte; un ippopotamo, una giraffa (si fa un po’ di fatica col collo ma basta spingere); una zebra, uno gnu, un zebù. Un macaco, un babbuino, una noce di cocco. Un wurstel!!”. “A’ sti leoni – conclude – li ingozzo come dei patrizi romani. Menu completo. Caffè, limoncello e sigarettina. Offre la ditta. Mi esprimo ai massimi, anche perché so bene che quella sarebbe stata la mia ultima cena”. Così il giorno seguente i leoni pieni di cibo non azzannano nemmeno un cristiano e per questo Paulus Simplicius Marone viene giustiziato.
“Lo sapevo che ero destinato a fare qualcosa di grande” e poco prima di morire ripensa alla frase di Gesù: “Non c’è amore più grande di quello di dare la vita per i propri amici”. “Ecco, l’ultimo pensiero son gli occhi di Gesù che mi guardavano – racconta nelle ultime battute – come se mi volesse dire: ‘Paolo Simplicio, sei un gran coglione, però ti voglio bene uguale”. Gli applausi degli spettatori riempiono l’arena del Meeting, standing ovation per Paolo Cevoli nel suo splendido e simpatico personaggio. Il comico ha saputo descrivere con gli occhi di un semplice cuoco la vita e i miracoli di Gesù, senza esagerare o scadere, con un’ironia spontanea e sottile. Ha mostrato col sorriso nel cuore cosa sia la conversione e l’incontro con Cristo, capace di cambiarti davvero la vita.