La nuova filiera tecnologica professionale (4+2): ripensare la formazione tecnica

Redazione Web

Rimini, 21 agosto 2024 – Alle ore 16:00, presso l’Arena Cdo C1 della Fiera di Rimini, si è tenuto il convegno “La nuova filiera tecnologica professionale (4+2): ripensare la formazione tecnica”, organizzato da Compagnia delle Opere (educazione). L’incontro ha rappresentato un momento cruciale di riflessione e discussione su come la riforma della filiera tecnologica e professionale stia rimodellando l’educazione tecnica in Italia, ponendo nuove sfide e opportunità per studenti, docenti e istituzioni. Il convegno ha visto la partecipazione di: Ezio Busetto, dirigente scolastico dell’IIS “Antonio Della Lucia” di Feltre; Carlo Carabelli, amministratore delegato e direttore generale di ASLAM, Cooperativa Sociale della Lombardia; Arduino Salatin, docente dell’Istituto universitario salesiano IUSVE di Venezia; e Mario Salerno, presidente della Fondazione Edutecne e membro del CdA della Fondazione Vasilij Grossman di Milano. La discussione è stata moderata da Mauro Monti, dirigente scolastico e vicepresidente dell’Associazione DISAL.

Una riforma cruciale per il futuro della formazione tecnica

L’incontro si è aperto con un’introduzione di Monti. «Mi colpisce la numerosa presenza del pubblico, che a volte considera questo tema come secondario, quasi che la scuola italiana non fosse anche la scuola dei tecnici e dei professionali», ha esordito. Egli ha sottolineato come questa riforma, che modifica significativamente l’assetto della scuola italiana, non rappresenti soltanto un cambiamento numerico – il cosiddetto “4+2” – ma un’opportunità per costruire un sistema formativo che sia realmente connesso con il mondo del lavoro e capace di rispondere alle esigenze delle imprese.

Salatin ha tracciato una panoramica delle origini e dell’evoluzione di questa riforma, evidenziando come il suo iter legislativo abbia preso il via già negli anni ’90, ma abbia visto un’accelerazione decisiva con le richieste del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dell’Unione Europea. Salatin ha aggiunto che il PNRR ci ha sollecitati alla creazione di una filiera tecnologico-professionale simile a quelle già consolidate in altri Paesi europei. Il docente ha descritto il modello “4+2”, che prevede un percorso quadriennale di formazione tecnica o professionale, seguito da due anni presso un ITS Academy, come un’opportunità per creare una continuità formativa e professionale più stretta e coerente, in grado di rispondere meglio alle esigenze del mercato del lavoro. Una riforma che finirà per interessare poco meno di un milione e mezzo di studenti delle scuole superiori, fra Istituti tecnici e Professionali, Formazione professionale e ITS. Salatin ha anche valorizzato l’istituzione dei “campus”, ecosistemi formativi territoriali che vedranno insieme istituzioni scolastiche e forze presenti sul territorio, in prima fila le aziende.

La sperimentazione sul campo: sfide e opportunità

Busetto ha condiviso l’esperienza della sua scuola, l’IIS “Antonio Della Lucia” di Feltre, una delle prime a partire con questa sperimentazione. Ha descritto i passaggi necessari per l’adesione al progetto, evidenziando le difficoltà incontrate, soprattutto nel coinvolgere e convincere le famiglie a iscrivere i propri figli a un percorso ancora in fase sperimentale. «L’adesione del collegio docenti è avvenuta dopo Natale, la promozione delle iscrizioni sarebbe iniziata a fine gennaio. Non c’era molto tempo, bisognava in qualche maniera coinvolgere ed ottenere l’adesione delle famiglie», ha spiegato. Nonostante le difficoltà, la scuola è riuscita a partire con questa innovativa proposta formativa, grazie anche al sostegno del Ministero e alla fiducia riposta dai docenti della scuola nelle potenzialità della riforma.

Busetto ha poi illustrato le ragioni che hanno spinto la sua scuola ad aderire alla sperimentazione, sottolineando l’importanza di avere una comunità educativa aperta all’innovazione e al miglioramento continuo. Ha richiamato l’esempio di don Antonio Della Lucia, il sacerdote contemporaneo di don Bosco, a cui è intitolata la scuola, che mise insieme gli allevatori della zona per produrre il formaggio. Si trattò della prima latteria turnaria in Italia. Infine, l’importanza della collaborazione dei professori: «Se la comunità di docenti non è consapevole che in questa direzione stiamo migliorando, stiamo crescendo, stiamo dando delle nuove opportunità, la sperimentazione non trova radici», ha affermato Busetto, evidenziando come l’adesione a questa riforma sia stata vista, nella sua scuola, come un’opportunità per continuare a crescere e migliorare l’offerta formativa.

Il contributo delle imprese e il ruolo della cooperazione

Carabelli ha parlato delle prospettive della formazione professionale e del rapporto con il mondo delle imprese, raccontando come ASLAM Cooperativa Sociale, operativa in Lombardia con quattro sedi, stia già da anni lavorando in stretta collaborazione con le aziende, per offrire percorsi formativi orientati al mercato del lavoro. L’ASLAM è partita dalla meccanica degli aerei perché il primo centro era alla Malpensa. «Abbiamo ragionato sulla manutenzione degli aerei, che oggi non fa l’ingegnere aerospaziale, e che ha di bisogno di una certificazione ENAC. E allora abbiamo iniziato a lavorare così, non è che ci abbiamo pensato prima, lo abbiamo scoperto piano piano cercando di capire di cosa c’era bisogno intorno a noi. E così è stato con la Federlegno della Brianza», ha spiegato, sottolineando l’importanza di partire dall’esperienza concreta e dalle esigenze reali delle imprese per costruire percorsi formativi efficaci.

Carabelli ha poi evidenziato come la riforma offra la possibilità di ripensare la formazione tecnica in un modo più integrato, che permetta ai ragazzi di vedere una prospettiva concreta e motivante già dal primo giorno di scuola. Ha raccontato l’esperienza di ASLAM nel creare un campus in Brianza, dedicato ai mestieri del legno, dove gli studenti possono seguire un percorso formativo che va dalle scuole superiori fino agli ITS, in stretta collaborazione con le aziende del territorio. «La filiera significa che i ragazzi delle superiori, quindi della IFP nel nostro caso quella regionale, cominciano un percorso che prosegue fino ad oggi», ha detto Carabelli, sottolineando l’importanza di costruire un sistema formativo che sia realmente integrato con il mondo del lavoro.

Innovazione e sperimentazione: il progetto Edutecne

Salerno ha parlato della Fondazione Edutecne, che, a Milano, mira a dar vita, dal settembre 2025, ad un nuovo istituto tecnico, l’Istituto “Carlo Acutis”, dedicato ai settori dell’informatica e della grafica e comunicazione. Quattro i partner di questa impresa: la cooperativa “La Zolla”, la Fondazione “Mandelli Rodari”, la cooperativa ASLAM e la Fondazione Grossman, che nel febbraio scorso si sono appunto costituiti in fondazione. «Abbiamo raccolto la sfida di far partire questa scuola direttamente in un formato innovativo, innovativo perché tutt’ora è solo oggetto di sperimentazione, non è la normalità», ha spiegato Salerno, sottolineando come il progetto sia nato dalla collaborazione tra diverse scuole paritarie e aziende del territorio, con l’obiettivo di offrire un percorso formativo che risponda alle esigenze del mondo del lavoro e al tempo stesso formi persone capaci di affrontare le sfide del futuro con competenza e creatività.

Salerno ha descritto il percorso che ha portato alla nascita della Fondazione Edutecne e ha sottolineato l’importanza di lavorare in rete con le aziende e le istituzioni educative per costruire un’offerta formativa che sia al passo con i tempi e che sappia valorizzare le potenzialità di ogni studente. Ha inoltre evidenziato come il progetto sia stato ispirato dalla figura di Carlo Acutis, un giovane appassionato di tecnologia, oggi in via di canonizzazione, che è diventato un simbolo di come la tecnologia possa essere utilizzata per scopi positivi e significativi.

Il convegno si è concluso con un dibattito aperto sui temi emersi, con un’attenzione particolare alla necessità di legittimare socialmente questa nuova filiera formativa e di lavorare in rete per costruire un sistema educativo che sia realmente in grado di rispondere alle sfide del futuro. Salatin ha ribadito l’importanza di non sbagliare in questa fase di sperimentazione, perché si rischierebbe di condizionare negativamente l’intero processo di riforma. «È sfidante e impegnativo questo progetto, sia per i ragazzi che per le istituzioni educative», ha avvertito il docente salesiano di Venezia, invitando tutti gli attori coinvolti a lavorare con impegno e determinazione per garantire il successo della riforma stessa.

Monti ha tirato le fila del convegno, evidenziando come la riforma della filiera tecnologico-professionale rappresenti un’opportunità unica per ripensare la formazione tecnica in Italia, creando un sistema più integrato e orientato al futuro. «La sfida è grande», ha concluso, «ma le esperienze e le competenze già presenti nel nostro Paese offrono una base solida su cui costruire un futuro migliore per i nostri giovani e per il sistema educativo nel suo complesso».

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