“Un viaggio verso le stelle e ritorno, un protendersi verso l’infinito”. Così Paolo Jannacci, in concerto questa sera alle Piscine ovest, intende la musica. Un viaggio “per arrivare a mete altrimenti inaccessibili, che si possono raggiungere solo con il volo della fantasia”. Un viaggio da fare in compagnia e non appena fra coloro che suonano ma con il pubblico. “Vogliamo condividere la musica e i nostri sentimenti verso la musica con voi che siete qui”. Una sfida, quella del “jazz per tutti”, che Jannacci ha raccolto e lanciato da tempo. “Per me la musica è musica e per sua natura è per tutti – ha detto in una recente intervista – Quando è buona la riconoscono sia il mercante d’arte sia l’uomo che è costretto a lavorare in miniera”.
Sul palco delle Piscine, Jannacci (pianoforte) era insieme alla sua band: il batterista Stefano Bagnoli, il bassista Marco Ricci e il chitarrista Luca Meneghello. Dopo una ouverture al piano, Jannacci ha rivendicato l’originalità della loro musica. “È vero che il blues nasce dagli afroamericani ed è da là che vengono i maestri di questo genere – ha riconosciuto – Ma noi italiani abbiamo grande forza e irruenza e il nostro “Moncucco blues” non è affatto meno espressivo”. Un saggio è stato dato immediatamente con “Solaris”, tratto dall’album “Paolo Jannacci Trio (Blank)” del gennaio 2008: sette minuti di esecuzione, in un crescendo di ritmo e applausi.
“Essere qui è per me un’occasione speciale”, ha proseguito Jannacci, che ha dedicato il secondo brano, “Over the rainbow”, una composizione del 1929, “fra le dieci più belle al mondo”, ai suoi genitori, Enzo e Giuliana, che erano fra il pubblico, in compagnia di Giorgio Vittadini. “È una melodia semplice, come tutte le cose belle ed efficaci – ha detto – e la dedico con tutto il cuore ad Enzo e Giuliana”. Paolo, fra l’altro, era venuto per la prima volta al Meeting nel 2009, proprio accompagnando il padre.
Il concerto è proseguito con “Latinamente”, un omaggio al ritmo latinoamericano. Protagonista Stefano Bagnoli, “uno di quei batteristi che fanno ascoltare la melodia che hanno in testa e non si limitano a tenere il tempo”. A seguire “Il suicidio è da codardi” di Johnny Mandel, popolare e fortunato tema del film Mash, e un pezzo di Mitchell, con Jannacci e lo stesso Bagnoli in singolare dialogo: uno suonava la batteria a colpi di scarpa e l’altro rispondeva percuotendo il legno del pianoforte con il palmo delle mani.
All’insegna del motto “un jazz per tutti”, il bis finale: un “Cam-camini spazzacamin” trasfigurato a regola d’arte.
(D.B.)
Rimini, 23 agosto 2012