La malattia mentale e il recupero dell’io

Press Meeting

Rimini, 26 agosto 2015 – Costa d’Avorio, Burkina Faso, Benin, Togo; è da qui che provengono le impressionanti testimonianze degli ospiti in programma oggi pomeriggio alle 15 nel salone Intesa Sanpaolo B3 al Meeting: suor Simona Villa, missionaria delle misericordine in Togo e Grégoire Ahongbonon, fondatore dell’associazione San Camillo de Lellis. Li conosce bene e li presenta al pubblico lo psichiatra e psicoterapeuta Marco Bertoli.
Il megaschermo proietta immagini impressionanti e inquietanti: uomini legati con catene o con ceppi ad alberi o a pali. A volte nudi, disperati senza dignità. “Neanche un cane oggi sarebbe legato così” commenta la voce narrante del video, mentre dice i loro nomi e racconta le loro storie. Storie di paura e rassegnazione. Uomini affetti da malattie mentali che per ignoranza e povertà vengono legati e isolati dalla comunità e subiscono questo trattamento. Talvolta diventano preda di sette religiose, li considerano posseduti dal demonio, organizzano centri di preghiera per liberarli da male. Ma rimangono sempre legati, inceppati, sporchi, abbandonati: non più uomini.
Il video prosegue e sullo schermo appare il volto sorridente di Grégoire, gommista e tassista. Da oltre trent’anni aiuta le persone con disturbi psichici inceppate ed incatenate: “Nel 1982 ho avuto la fortuna di partecipare a un pellegrinaggio a Gerusalemme, nel corso del quale mi ha colpito soprattutto una frase detta dal padre che lo guidava: ‘Ogni cristiano deve partecipare alla costruzione della Chiesa ponendo la sua pietra’. Tutto quello che ho realizzato non è opera mia è stata la risposta a questo invito”. Ahongbonon con la sua opera dona ai malati psichici una seconda vita, liberandoli fisicamente, accogliendoli nei suoi centri e reinserendoli nei villaggi di appartenenza dopo averli curati e riabilitati attraverso una formazione al lavoro.
Nel 2005 incontra suor Simona Villa delle suore Misericordine di San Gerardo di Monza. È chirurgo generale e da sette anni è in Togo dove opera con le consorelle all’Ospedale San Giovanni di Dio dei Fatebenefratelli ad Afagnan. La suora racconta: “Io non amo la psichiatria. Ho conosciuto Grégoire per caso. Attraverso un libretto che raccontava la sua storia, dopo averlo letto non dormivo più e ho iniziato a vedere: vedevo i malati mentali che ci chiedevano aiuto”. Hanno così iniziato a collaborare. “Ho capito che era una chiamata, la provvidenza voleva questo da me – prosegue Simona Villa – ringrazio il mio ordine (lo stesso che ha accompagnato per molti anni Eluana Englaro, ndr) perché ha capito subito che questo era un invito della Provvidenza”. Così insieme alle consorelle suor Simona sostiene Gregoire e la sua opera con l’aiuto della parrocchia. Ora sono impegnate nella costruzione del primo centro di accoglienza in Togo, a Zooti. “Il desiderio è che l’opera di Grégoire diventi cultura in Togo, che si crei una alternativa alle catene, perché queste persone e i loro familiari possano avere una possibilità più umana”.

(M.G.D’A.)

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