La libertà religiosa è la fonte di ogni diritto fondamentale, un desiderio di una umanità nuova al quale tende il cuore di ogni uomo che cerca la pace. Il Meeting per l’amicizia fra i popoli rilancia un tema che gli è caro, a sostegno dei cristiani, che soffrono, fino al sacrificio della vita, nelle aree di crisi in molte parti del mondo. All’incontro delle 17.00, in Auditorium D5, partecipano Azyumardi Azra, direttore del Postgraduate Program alla Islamic state University Syarif Hidayatullah di Giacarta, Paul Bhatti, già consigliere speciale del Primo ministro del Pakistan per le minoranze religiose, Franco Frattini, presidente della Società italiana per l’organizzazione internazionale, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Con lo strumento del video-messaggio, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, Alto rappresentante dell’Onu per l’Alleanza delle civiltà, ha inviato ai partecipanti del Meeting un saluto affettuoso e Tahani Al Gebali, già vicepresidente della Corte costituzionale suprema egiziana ha invitato gli amici del Meeting al Cairo, il 13 e 14 ottobre “nella certezza che l’Egitto riuscirà a conquistare la libertà e la pace che il suo popolo tanto desidera”.
Introdotto da Roberto Fontolan, del Centro internazionale di Comunione e Liberazione, il tema della libertà religiosa appare subito come il grido ultimo di libertà che sottende ogni azione della persona impegnata nella vita sociale e politica come fattore positivo di costruzione del bene comune. Per questo il Meeting non si stanca di rilanciare l’appello per la difesa dei cristiani perseguitati e chiede al governo di farlo suo anche a livello internazionale, in occasione della presidenza europea del secondo semestre 2014.
“Quando parliamo di libertà religiosa parliamo di un diritto fondamentale – afferma Tauran – e quando parliamo del martirio di questi mesi di tanti cristiani possiamo affermare che Dio è tornato sulla scena del mondo per riaffermare la Sua signoria proprio lì dove sembra esserci tanta fragilità fino alla morte”. La verità si impone per se stessa e così la bontà del desiderio di pace. Per questo la fede “è una forza per costruire la pace – continua Tauran – e tutte le religioni possono contribuire alla pace educando alla solidarietà e alla stima dell’altro”.
La libertà religiosa diventa anche parametro per verificare il grado di democrazia e di accoglienza di un paese. “L’esperienza di mio fratello, ucciso per la sua fede, continua a costruire in Pakistan realtà di pace e di amicizia tra cristiani e musulmani – racconta Bhatti – e ci richiama alla nostra vocazione: essere uomini di dialogo perché siamo uomini innamorati di Cristo e della libertà dell’altro”. Senza la paura delle crisi, del limite, del tradimento che porta al radicalismo e al fondamentalismo di certe posizioni religiose.
“L’Islam è visto spesso come intollerante e fondamentalista – sostiene Azra – ma il vero Islam e la vera parola del Profeta sono un sostegno alla libertà religiosa, un suo riconoscimento sempre e dovunque. Il Corano non impone, non costringe. Non c’è istigazione al terrorismo e alla violenza. Soprattutto, non c’è la loro giustificazione in alcun modo. Al contrario, c’è il richiamo all’amore, alla tolleranza, al rispetto. E alla ricerca della verità e della giustizia”.
Parole importanti, quelle del professor Azra, che Frattini riprende e approfondisce: “Ci sono tante persone nel mondo che uccidono in nome di Dio. Bisogna che finalmente si alzi una voce che dica chiaramente che chi uccide in nome dell’Islam bestemmia il nome del Profeta”. Oggi migliaia di cristiani vengono uccisi, martirizzati per la loro fede. “Ma ci sono tanti umili testimoni – continua Frattini – che ogni giorno costruiscono spazi di pace, di libertà, di comprensione che porta al rispetto e alla educazione comune. Sono donne e uomini che costruiscono il dialogo e aiutano l’umanità intera a trovare coscienza di sé”. Hanno bisogno del sostegno della comunità ecclesiale, certamente, ma anche delle istituzioni internazionali. “L’Europa deve fare di più – conclude Frattini – deve far sentire la sua voce. L’Europa, nata sui diritti delle persone, deve difendere il diritto dei cristiani a vivere costruendo la pace. È il momento in cui l’Europa si deve assumere la responsabilità di essere l’apripista verso un nuovo umanesimo”.
(P.C.)