La libertà nello spazio pubblico

Press Meeting

Rimini, mercoledì 22 agosto – “Il problema della felicità della persona, oggetto del titolo di questo Meeting, non può prescindere dal contesto e dalla comunità che lo circonda”, esordisce Davide Perillo, direttore di “Tracce”, nell’introdurre l’incontro “La libertà nello spazio pubblico”.
Ospiti di questo appuntamento Sabino Cassese, professore di Global Governance alla School of Go-vernment, LUISS “Guido Carli” di Roma, Joseph H.H. Weiler, professore alla NYU Law School e senior fellow al Center for European Studies di Harvard, e Alessandro Barbano, giornalista e scrittore.
“Noi viviamo in un contesto di libertà. Per l’uomo contemporaneo la libertà è come l’aria che respira, e questi si accorge della sua mancanza solo laddove gli venga a mancare” afferma Cassese. Vi sono però due dimensioni di libertà, una positiva – intesa come libertà di scegliere ed esprimersi senza interferenze da parti di altri, soprattutto lo Stato – e una negativa, fatta dai doveri dell’uomo libero, delle condotte che consentono di costruire lo spazio pubblico. “Le conquiste raggiunte, peraltro – continua – non vogliono certo dire che la storia della libertà sia terminata, anzi”. Si avverte urgente il bisogno di guardare alle libertà future e, allo stesso tempo, di prepararsi rispetto ai pericoli che possono minacciare quanto già conquistato. “La Costituzione in più passaggi da rilievo alla responsabilità e ai doveri dei cittadini, come dimensione per la costruzione di rapporti non solo tra lo Stato e l’individuo, ma anche tra singole persone, poiché in grande parte la felicità dipende dalla qualità della vita di relazione”, conclude.
Alessandro Barbano, autore del libro “Troppi diritti”, rispetto alla dilatazione dello spazio pubblico, soprattutto con l’affermarsi della tecnologia digitale, in tal senso, osserva come nel riconoscimento nella tutela dei diritti non si possono trascurare i costi che questi comportano per la democrazia. “Senza un bilanciamento con i doveri sociali – commenta, riprendendo Cassese – i diritti, intesi come illimitati e incondizionati, da soli possono diventare motivo di disgregazione” e conclude: “La rete estende la sfera del possibile e così aumenta la dimensione dei diritti, spesso legittimando come giusto ciò che invece è possibile. È necessario dunque ripensare responsabilità e limiti per gli attori che operano e governano la dimensione internettiana.”
Weiler, rispetto all’enfasi posta sul ruolo del diritto nella dimensione pubblica, tuttavia, in parte si discosta, ponendo l’accento sulla responsabilità della persona rispetto alla sua sfera di libertà indivi-duale. Se certo le tutele accordate dall’ordinamento hanno una funzione importante, soprattutto quando si parla di tecnologia è il singolo che deve rispondere del modo in cui utilizza gli strumenti di cui dispone. “La risposta giuridica, infatti, in molti casi non può essere la sola soluzione, in quanto i conflitti sulla libertà non sono solo tra i cittadino e lo Stato ma anche nei rapporti singoli, e questo complica ulteriormente il quadro, come si è visto anche ieri nel processo simulato, circa la libertà di religione”.
“A riguardo – osserva Cassese – la libertà non può essere intesa solo come negativa, in quanto que-sta implica un’astensione rispetto all’altro, quando l’urgenza più imminente è quella di ritrovare una dimensione positiva, di rapporto con l’altro”. È in quest’ottica che devono esser letti i richiami costi-tuzionali a diritti sociali come istruzione, lavoro, salute, assistenza: come esigenza di liberare la per-sona dal bisogno. Si instaura quindi un dialogo tra cittadini, mediato dallo Stato, in grado di garantire condizioni che assicurino le libertà di tutti.
E a questo punto il dialogo tra Weiler e Cassese si fa stringente: una società felice fa l’uomo felice o una società di uomini felici è felice? La questione alla fine dell’incontro è lungi dall’essere soluta. “Il momento soggettivo e individuale e quello collettivo e civile – osserva Barbano – non possono non essere in connessione tra loro.”
E, in questo senso, conclude Cassese “la felicità – quella di cui si parla anche nel preambolo alla Costituzione americana, quella alla cui ricerca ogni uomo ha diritto – non può essere limitata alla sfera privata. Si intuisce una felicità “collettiva” a cui ciascuno individualmente per sé partecipa, tesa raggiungere non solo una generazione ma anche quelle successive.”

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