“Il libro nasce da una provocazione. Provare a raccontare come Obama ha condotto la sua campagna elettorale e, successivamente, rispondere alla domanda: ma come ha fatto a vincere?” Esordisce così Stefano Lucchini, docente all’Alta Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano, coautore – insieme a Raffaello Matarazzo, docente di Studi strategici all’Università di Perugia – del libro “La lezione di Obama. Come vincere le elezioni nell’era della politica 2.0” presentato alle 15 all’eni caffè letterario nel padiglione A3 del Meeting.
“La risposta è semplice – prosegue Lucchini – è il coinvolgimento degli elettori”. Il fenomeno analizzato nel libro, e insieme il grande merito di Obama, “è come sia riuscito a portare a votare chi non ci sarebbe andato, e come abbia fatto a ribaltare un’elezione che altrimenti avrebbe perso”. Occorre partire dalla costatazione di un paradosso, prosegue Raffaello Matarazzo, “considerato che l’ultima campagna elettorale negli Stati Uniti è stata la più costosa, sebbene avvenuta in un periodo di crisi economica. Come mai?” Il fattore principale è stato “l’uso massiccio delle nuove tecnologie e dei social network, appoggiato ad un grande studio scientifico della realtà sociale americana”. I social, prosegue Matarazzo, “sono serviti per capire meglio cosa si muove nella pancia profonda della società americana e fare, così, di una minoranza, una maggioranza“. Questo atteggiamento, prosegue Matarazzo, “pone dei limiti alla democrazia. Fino a che punto, infatti, si tratta ancora di democrazia o invece di manipolazione? Basta vedere cosa succede in Cina o in alcuni paesi del Medio Oriente”.
Alla presentazione erano presenti anche Simone Crolla, consigliere delegato della Camera di Commercio americana in Italia; James Hansen, presidente e ceo della Hansen Worldwide, e Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano. Quest’ultimo ha sostenuto l’efficacia del contatto umano nei social network anche in politica. “In facebook – ha sottolineato – un messaggio inviato da un amico vale nove volte di più di quello ricevuto dal candidato stesso, perché c’è assuefazione. Il contatto personale, anche all’interno dei nuovi media, rappresenta ciò che una volta era il porta a porta”. Per questo il successo di Obama rappresenta un unicum nel panorama attuale perché, ha sottolineato Crolla, “la sua campagna ha cambiato le regole della politica, con una innovazione a 360 gradi”. Campagna peraltro realizzata da un team scelto appositamente e impegnato in quello che è risultato alla fine un “progetto stratosferico”. “Basta pensare che a ‘La Cava’ – un’enorme sala a Chicago – lavoravano circa trecento persone solamente per creare questa enorme campagna elettorale, il più grande investimento di ricerca e sviluppo in campo politico di tutti i tempi, maggiore di quelli per vendere un prodotto”. Anche “dal punto di vista del fund raising – ha proseguito Crolla – il team di Obama è stato fenomenale. Nei momenti di picco della campagna elettorale, con email mirate e app create per l’occasione, riuscivano a guadagnare anche 4 milioni di dollari l’ora”.
Comunque, osserva Hansen, “ogni volta che qualcosa è cambiato, ogni volta che compare una nuova tecnologia ci sono dei cambiamenti. Non bisogna lasciarsi impressionare. Anche i social sono destinati a finire, come è avvenuto per i banner sui siti web. La novità è l’uomo e il tipo di messaggio che riesce a portare”.
(D.S.)