La fiducia come bene sociale e la relazione di cura

Sofia Bronzetti

Rimini, 18 agosto – «La stoffa della società umana è fatta di riconoscimenti». Questa frase, pronunciata da Francesco Botturi, professore ordinario di Filosofia Morale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, costituisce il tema attorno al quale si è sviluppato l’incontro “La fiducia come bene sociale e la relazione di cura”, svoltosi alle 19.00 in Arena Meeting Salute C3.

Giorgio Cerati, psichiatra, ha introdotto la tematica ricordando che il Meeting è incentrato sulla persona in rapporto con l’altro, ma puntualizza che, essendosi sviluppata  in questo periodo una società dove prevale l’individualismo, si è inevitabilmente verificato un lato antisociale che ha sostituito quel rapporto di fiducia che si trova alla base dell’esistenza umana.

Riprendendo questa tematica, Botturi sostiene che oggi si sta verificando una crisi dell’identità umana «che ha come effetto quello di supporre che sia ideale una società in cui sia possibile un buon funzionamento senza fiducia».

Questo individualismo dilagante porta con sé la conseguente creazione di una società composta da individui che sono in realtà separati tra loro, asociali. Il riconoscimento dell’altro, perciò, è fondamentale per risolvere questa problematica, perché l’esistenza umana non avviene se non c’è lo sguardo di qualcuno che ci riconosce. La cura è un modo del riconoscimento, perché “prendersi cura” significa che «curare l’altro ha a che fare con me, riconosco che c’è un legame che ci unisce dall’interno» e ciò esprime il modo concreto in cui si realizza la relazione che fa nascere l’altro.

A sostenere queste tesi  interviene Giorgio Bordin, responsabile medico di Reumatologia all’Hospital Piccole Figlie di Parma, ricordando che la fiducia è fondamentale nel farsi curare. Con questo sostiene che il progresso della scienza è tanto importante per la cura della malattia quanto la fiducia tra medico e paziente e viceversa. A sua volta, infatti, il medico deve capire che se non c’è interesse nella persona da curare, non ha  senso mettere a disposizione tempo e risorse. Perché, conclude, «bisogna essere buoni medici, ma anche medici buoni».

Interviene successivamente Laura Cremagnani, medico di famiglia a Milano, la quale, collegandosi a quanto detto in precedenza, ribadisce l’importanza del rapporto tra medico, specialista e paziente. Quest’ultimo, infatti, deve essere rassicurato che nel percorso per la guarigione c’è chi, interagendo e confrontandosi, si prende cura di lui. Continuando, la dottoressa, porta esempi concreti di pazienti che, seppure malfidenti nei confronti degli specialisti e arrabbiati a causa della loro malattia, si rasserenano nel momento in cui capiscono che tra loro e il medico c’è uno sguardo di attenzione vicendevole. «La relazione di cura», prosegue, «deve abbracciare tutta la persona intera», e alla base di questo rapporto ci devono essere fiducia e stima reciproca.

Conclude Daniela Piscitelli, assistente sociale e sociologo di Milano, presentando Mete noprofit, associazione di cui è presidente. Essa consiste in iniziative che hanno lo scopo di sviluppare il lavoro sociale in tutte le sue forme, facendo leva su giovani operatori e famiglie per creare spazi umani in cui instaurare relazioni di fiducia necessarie per creare rapporti tra le persone. Ad esempio, parla di “conversazioni in compagnia”, incontri che danno voce a professionisti  che, con la loro esperienza, possono aiutare chi li ascolta.

«La fiducia si costruisce in un lavoro comune», conclude Piscitelli, riprendendo quanto detto all’inizio da Botturi, ricordando che solo riconoscendo gli altri come uomini attraverso lo sguardo, è possibile creare una società funzionante.

(S.F.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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