La creatività diventa lavoro

Press Meeting

Rimini, martedì 21 agosto – “Perché faccio un’impresa? Non perché faccio soldi, anche se sono una necessità. Ma mi piace l’impresa perché mi sfida ogni giorno a fare cose nuove. Perché lo faccio? Per sopravvivere. Perché ogni volta che una cosa è finita bisogna cominciarne un’altra. Gli esseri umani metabolizzano problemi, che sono la benzina che produce creatività. La creatività nasce a partire da un problema. Voi non potrete mai trovare un’idea imprenditoriale se non a partire da un problema”. A trattare il tema della creatività in ambito lavorativo durante l’incontro serale tenutosi in MeshAREA TALK Intesa San Paolo alle 19 è Andrea Pezzi, ex volto noto della televisione italiana, attualmente imprenditore di successo, “caratterizzato da entusiasmo e passione in questioni tecniche e imprenditoriali, mosso dal desiderio di fare le cose bene anche per gli altri”, come lo definisce Sandro Bicocchi, vice presidente Fondazione per la Sussidiarietà, che ha introdotto il convegno.
Alla domanda di Bicocchi “Come sei arrivato da personaggio di spettacolo a fare l’imprenditore?” Pezzi risponde che il suo obiettivo è sempre stato quello di essere felice. “Smetti di essere felice quando hai imparato a fare ciò che fai. Esperienza è indice di un’avventura ormai consumata”. Per questo l’esigenza di reinventarsi, il bisogno di crearsi problemi nuovi e rimettersi in gioco. “Se smetto di cambiare mi annoio, mi abbruttisco e non ho più l’occasione di incontrare gli altri”.
Segue la descrizione della sua attività imprenditoriale, che ha seguito e cavalcato l’ondata della Rivoluzione Digitale nelle sue quattro fasi: Liquid Economy, Sharing Economy, Data Economy e Robot Economy, o Industria 4.0, durante la quale “il digitale ha rotto il sinolo tra contenuto e contenitore, distruggendo l’industria basata sul supporto fisico”. Non sempre i suoi progetti hanno funzionato, ma ha sempre reagito con grinta agli ostacoli. “Aggiusti le intenzioni, aggiusti la teoria, aggiusti l’idea e ottieni un’impresa. Io non posso intervenire su un progresso che mi trascende, ma posso non farmi fregare da lui, e per non farmi fregare devo conoscere”.
Pezzi, in un mondo che si muove sempre più verso il digitale, sottolinea più volte l’importanza della persona e dei rapporti nella vita e nell’ambito lavorativo: “È un mondo pericoloso dal punto di vista dell’uomo se quello non comprende le sfide del digitale e dell’intelligenza artificiale. Se si toglie il lavoro agli uomini, come si fa a chiamarli tali? L’uomo deve misurarsi con la storia in un fare. Quello che facciamo ci fa grandi”. Cosa distingue perciò gli uomini dai robot? “Il robot raggiunge il suo massimo nell’efficienza, l’uomo raggiunge il suo massimo nella tensione verso l’efficienza”. Bicocchi riprende allora uno dei capi saldi dell’insegnamento di don Luigi Giussani: “Ciò che rende liberi non è il lavoro in sé, ma la scoperta di senso nel lavoro”.
Bicocchi invita i giovani presenti a porre domande: “Non importa quello che farai. Se lo farai con motivazione, per conoscerti, forse non sarai l’uomo più ricco del mondo, ma magari sarai l’uomo più felice del mondo”. Così risponde Pezzi a un giovane indeciso sulla strada da prendere nella vita. “Non c’è un lavoro grande abbastanza per la tua anima. Ogni mestiere è lo strumento per capirti. La domanda giusta non è cosa farò da grande, ma cosa mi farà grande”.
Il relatore chiude con un invito ai giovani a mettere impegno in ogni attività sceglieranno: “Le persone devono per loro stesse fare il massimo, per la loro stessa natura di esseri umani. Ho bisogno di persone che hanno voglia di realizzarsi, di diventare migliori. Su quelle costruisco il mio successo”. Ma anche a non farsi bastare mai ciò che li rendeva felici da piccoli. “La felicità è come un bicchiere da riempire. A ognuno il proprio bicchiere. Ma col tempo il bicchiere cresce con te”. È in questo bisogno di sentirsi bene, di riempire il proprio bicchiere che Pezzi vede, riprendendo il titolo del meeting “la forza che muove la storia”.

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