“Un tavolo di persone importanti per esprimere la determinazione a creare un impianto legislativo coerente, per superare l’attuale ordinamento legislativo e favorire la cooperazione”. Alberto Piatti, segretario generale della fondazione Avsi, elogia i suoi ospiti, ma non nasconde le loro responsabilità né i loro meriti istituzionali. Arturo Alberti, presidente della fondazione Avsi, vuol parlare a nome di tutte le ONG: “occorre un miglioramento delle condizioni politiche in cui operare; ci muove una passione per l’uomo che ci spinge a trovare soluzioni legate alla cooperazione e sviluppo, in sintonia con le scelte politiche del nostro paese”. Per Alberti la cooperazione non può essere scambiata per mera solidarietà verso i paesi poveri: deve essere tradotta in precisi ed efficaci obiettivi progettuali, soprattutto sul versante della formazione, delle infrastrutture e dell’introduzione di nuove tecnologie.
Avsi, nelle sue linee di intervento intende favorire i soggetti della società civile locale, seguendo il principio della sussidiarietà sociale. In questo prospettiva Alberti biasima una concezione statalista della cooperazione, che spesso frantuma le risorse nei rivoli istituzionali dei diversi ministeri. “Occorre una certezza del finanziamento della cooperazione, con soluzioni legislative che valorizzino maggiormente la disponibilità delle persone e dei volontari ai progetti di sviluppo”.
“Il merito di Avsi è di mettere al primo posto il problema dell’educazione: questo rappresenta l’inizio dello sviluppo delle persone, di una terra di una nazione”. Luca Volontè, deputato al parlamento italiano, non nasconde affatto le sue simpatie e continua: “la vecchia legge deve essere aggiornata; la cooperazione non è una donazione caritatevole per lavarsi la coscienza, ma ha dentro di sé una componente progettuale essenziale ad una seria politica estera”. Volontè si scaglia contro tutte quelle forme di gestione del finanziamento alla cooperazione, attraverso “agenzie istituzionali”, giacché maggiormente sensibili ai diversi “colori” dei governi. “Una unitarietà d’azione – conclude il parlamentare – con le regioni, con un unico fondo di finanziamento, è garanzia di una maggiore efficacia e sostenibilità dei progetti di sviluppo delle ONG, soprattutto se in applicazione del principio della sussidiarietà orizzontale.
“Partecipare al Meeting è una sana ossigenazione cerebrale”. Gian Guido Folloni, Vice Presidente Vicario dell’Istituto Italiano per l’Asia, nonché Senatore della Repubblica Italiana, cattura subito le simpatie dell’uditorio. “La cooperazione non è il superfluo, ma il necessario”; per il senatore il cuore del problema delle riforme della cooperazione internazionale risiede in un nuovo approccio culturale. La logica dell’aiuto allo sviluppo, come utilizzo del surplus, ha favorito il saccheggio delle risorse economiche per altri, seppur nobili, fini. “Siamo pronti ad assistere i bisognosi, ma non a metterci a tavola con loro”. Dobbiamo uscire da una logica neocoloniale della cooperazione, per tendere al riequilibrio internazionale della distribuzione di risorse, beni, informazioni e conoscenze.
Umberto Ranieri, presidente della commissione affari esteri della Camera dei Deputati, si presenta come l’alfiere della nuova legge sulla cooperazione, dopo i fallimenti del passato: ”un gruppo ristretto di persone è al lavoro, il clima sembra promettente, si spera che in questa legislatura, ammesso che proceda, si vari questa riforma non più rinviabile”. Per Ranieri il problema della cooperazione allo sviluppo deve superare una visione di risarcimento del passato coloniale, al fine di mantenere aree di influenza nelle mani delle stesse potenze straniere. Occorre – sostiene il deputato – giungere ad un sistema di ricostruzione nazionale, strettamente connesso ad un lavoro di coesione sociale.
“I soggetti della cooperazione sociale sono gli stessi della società civile”. Roberto Formigoni, Presidente della Regione Lombardia, sgombra il campo da qualsiasi inquinamento statalista: “i nuovi soggetti della cooperazione internazionale sono le ONG ed i movimenti di volontariato”. La nuova legge regionale sulla cooperazione sembra essere all’avanguardia: attribuisce oltre l’80% delle risorse a progetti presentati dalle ONG. La cooperazione per Formigoni non può essere un’azione assistenziale a pioggia, ma deve diversificare gli ambiti di intervento in relazione alle specifiche esigenze: gli aiuti previsti per i paesi in “transizione di sviluppo economico” devono differenziarsi da quelli in “via di sviluppo”. Per il governatore della Lombardia la cooperazione internazionale non può essere un aspetto della politica estera, perché implicherebbe un coinvolgimento politico di ogni azione delle ONG. Il disegno del governo – conclude il governatore – è ambiguo: possiede un ottica statalista che trasforma le ONG in braccio secolare del Ministero degli Affari Esteri, ne mortifica le azioni operative e crea un’Agenzia con funzioni di controllo dell’operato della Regioni. Formigoni non ha dubbi: “il finanziamento diretto rappresenta il metodo migliore per le Regioni”.
“Dar valore alle comunità locali, maggiore riconoscimento alle donne, ed attenzione al fattore ambientale”. Patrizia Sentinelli, Vice Ministro degli Affari Esteri, utilizza l’uditorio del Meeting per difendere i contenuti della nuova legge sulla cooperazione internazionale. Una maggiore unitarietà delle risorse finanziarie senza inutili dispersioni, accanto ad una sinergia di interventi con le Regioni, sotto l’egida del ministero degli Affari esteri rappresentano le principali novità. La creazione, infine, di un’Agenzia per la cooperazione dovrebbe garantire il raccordo tra le linee politiche e quelle operative, valorizzando le comunità locali. “L’Agenzia – conclude il vice ministro – deve avvalersi della parte viva delle società civile,mettendo in rete il lavoro svolto”.
N.L.
Rimini, 24 agosto 2007