“La libertà sta o cade perché l’uomo possa fare esperienza di una sua irriducibilità e originarietà”. Con queste parole Costantino Esposito, docente di Storia della Filosofia all’Università degli Studi di Bari ha introdotto il tema dell’incontro filosofico sul tema della libertà. I due colleghi filosofi che hanno risposto alle domande del moderatore sono stati Eugenio Mazzarella, docente di Filosofia Teoretica all’Università di Napoli e Salvatore Natoli, docente di Filosofia Teoretica all’Università di Milano-Bicocca.
Esposito ha posto la prima questione relativamente al paradosso della libertà nel contesto attuale, sottolineando che la libertà di autodeterminazione dell’uomo si manifesta da un lato come indefinita, mentre dall’altro si esperisce come “esistenzialmente bloccata, o perlomeno condizionata dalla gabbia in cui viviamo”. Rispetto a tale problema Mazzarella ha evidenziato come oggi si sperimenti da un lato “un individualismo di massa opportunistico, mentre tale illusione antropologica si scontra con la delusione della libertà sul piano sociale”. Sulla stessa linea Natoli ha rilevato tale contrasto tra “un soggetto che contesta il potere e gli fa domande di legittimità e la logica infinitaria di avere diritto a tutto. La libertà si muove dunque tra emancipazione e delirio di onnipotenza”. Per mediare tra questi due poli, occorre allora considerare che “non possiamo scegliere di contraddire il nostro telos, il nostro fine”. Il docente dell’università milanese ha proposto così l’ascesi come rimedio alla tendenza libertaria dell’uomo, da intendersi però non come rinuncia, ma come “capacità di sottrarsi per diventare liberi, in modo da poter distinguere ciò che è realmente necessario dal superfluo”. Teorizzando un’etica del finito, Natoli ha anche sottolineato la necessità di “prendersi cura della finitezza dell’altro”.
Come ulteriore questione Esposito ha posto il problema del rapporto tra libertà e verità, tenendo sullo sfondo la perenne tensione esistente tra “una ‘libertà negativa’ o assenza di interferenze nella scelta arbitraria degli individui, dovuta solo alla propria autodeterminazione, a prescindere dal significato di ciò che si sceglie, e una ‘libertà positiva’, in cui si deve scegliere solo ciò che vale di per sé e detta il dovere”. Rispetto a tale problema Natoli, che si è autodefinito “un cristiano non credente”, afferma che “la libertà come scelta è una condizione, ma la scelta del bene è un processo infinito di liberazione”. Al contrario Mazzarella ha replicato che tale legame tra liberà e verità esiste al punto che “si può vivere senza sapere il perché, ma non si può vivere senza sapere per chi”, citando un celebre detto napoletano. Per dirla ancora con Mazzarella, parafrasando don Giussani, “se la libertà è apertura alla vibrazione dell’essere, allora dobbiamo affidarci a ciò che abbiamo di più caro”.
(F.Pi.)