“La Civiltà dell’Amore. Politica e potere al femminile”

Press Meeting

“Questo libro parla d’amore” esordisce Renato Farina, vicedirettore di Libero, ma “Bondi quando pronuncia questa parola pensa a qualcosa che c’entra con l’essenza stessa della nostra vita”. Nell’introdurre l’autore del libro, edito dalla Mondatori, Farina racconta come l’origine di questo lavoro vada ricercata in un’intervista che lui fece a Sandro Bondi, nell’agosto 2003. Il coordinatore nazionale di Forza Italia in quella occasione attribuì al suo partito il merito di una politica al femminile. E’ sempre Farina che spiega cosa Bondi intenda con l’espressione “politica al femminile”: “E’ un difetto maschile quello di chiudersi nell’ideologia”, mentre tipico della donna è “scorgere nel particolare un riflesso dell’Infinito”, “schiudere alla vastità degli orizzonti”.
In effetti è proprio partendo da una riflessione sull’ideologia, in particolare “sulla base di una commozione di fronte alla catena del terrore che ha causato migliaia di vittime innocenti – ha detto Bondi – ho cominciato il mio lavoro di ricerca”. Accostandosi agli scritti di Hannah Arendt, Edith Stein, Chiara Lubich e numerose altre figure femminili, Bondi ha scoperto che “esiste un pensiero che concepisce le idee in funzione della vita, e non viceversa”, perché in realtà “nessun pensiero è adeguato a capire il Mistero dello vita”. E’ questo l’Amore di cui parla l’autore nel suo libro, Amore che “porta ad una migliore conoscenza della realtà, ad una migliore comprensione dei rapporti umani”. Dopo aver brevemente ripercorso il proprio passato nelle fila del PCI, “per una forte ansia ed una forte preoccupazione per la giustizia sociale”, e aver riconosciuto che oggi esiste un popolo ed un elettorato di sinistra con cui “confrontarsi sui valori della nostra storia”, Bondi torna sul tema del libro affermando che “le donne non desiderano il potere per il potere, ma per rendere più umana la società”. Spiega che la differenza che corre tra politica maschile e politica femminile è pari a quella che corre tra “un progetto inventato dai filosofi” e “il potere concepito a servizio della persona”. La politica fatta dalle donne “è la capacità di intuire cosa occorre fare adesso e qui, è il senso del rapporto con il presente”, per questo “esse rappresentano la via privilegiata della politica”. Alla domanda conclusiva di Farina su chi sia il politico per Bondi più “femminile”, il deputato forzista ha risposto: “Aldo Moro”, “perché vittima principale dell’ideologia”. Quella di Moro è “una sorte emblematica della storia del nostro Paese”, “proprio lui che aveva cercato, più di ogni altro politico, di comprendere le ragioni degli altri” al fine di costruire una convivenza pacifica. “L’altro, siccome mi chiamo Sandro Bondi, è Silvio Berlusconi”.
M. F.

Rimini, 21 agosto 2005