“L’esperienza di Cometa è così vera che è rimasta intatta anche nel delicato esperimento di metterla in mostra”. Così Marco Bona Castellotti, docente di Arte Moderna all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, ha introdotto l’incontro odierno di presentazione della mostra “La città nella città. Una storia di semplice comunione”. La “città” dell’Associazione Cometa, che si trova a Como, è nata per iniziativa di due fratelli, Erasmo e Innocente Figini, che hanno aperto le loro famiglie all’accoglienza e all’educazione di bambini, giovani e famiglie, attraverso la condivisione della vita quotidiana.
Più che una mostra “è la proiezione di una vita”, come ha precisato poi Castellotti, che ne ha curato la realizzazione. Cosa coglie di caratteristico, il visitatore della mostra, dall’esperienza dell’Associazione Cometa? “L’assenza del tono consolatorio”, mentre ciò che traspare è “una freschezza di vita”.
All’introduzione di Castellotti è seguita la proiezione del filmato nel quale gli abitanti di “Cometa”, anche i piccoli, raccontano con semplicità ciò che di vero e di bello sperimentano nell’essere lì.
Il fatto determinante che ha mosso i due fratelli a iniziare l’esperienza anzitutto di comunione tra le proprie famiglie, per poi allargarla all’affido, è stato l’incontro con don Giussani e la gratitudine per il bene che, attraverso quell’avvenimento, era entrato nella loro vita. Nella sua testimonianza Innocente Figini ha definito la loro esperienza di accoglienza come “l’espressione evidente della comunione”. Una comunione che attualmente coinvolge quattro famiglie con 14 figli naturali e 24 in affido che vivono con loro A questi si aggiungono 60 bambini e ragazzi che frequentano solo il centro diurno e altre famiglie, con bambini in affido, che fanno riferimento a “Cometa”. L’associazione è gestita da una fondazione, ha una sua associazione sportiva e anche un ente di formazione. A chi gli domanda come si fa a vivere così, Innocente risponde: “Come si fa a non vivere così!”.
Erasmo Figini ha ricordato una frase che gli disse don Giussani: “La vostra verità è l’accoglienza di tutti i vostri figli”. Dopo l’esperienza vissuta tra i visitatori del Meeting Erasmo ha confidato di tornare a casa “ancora più certo della verità incontrata”.
Come mai un manager come Vittorio Colao è così affascinato da “Cometa”? “Tutte le imprese”, secondo il numero due di Vodafone, “dovrebbero collaborare con il non profit”, non per fare del bene, ma “per loro stesse”. In genere si pensa che le aziende debbano fare solo utili o aiutare il non profit per un ritorno di immagine. Ma è una “teoria miope”, perché è proprio al mondo del profit che fanno del bene luoghi come “Cometa”. Come? Creando “un ambiente aperto, dove ci sono possibilità per tutti”. Perché “se non c’è una gioventù ben formata per andare a lavorare, le imprese non possono prosperare”. Su cosa si fonda questo dialogo? Le imprese forniscono una “selezione” dei progetti migliori e della qualità, le opere affascinano le imprese con la loro bellezza e con la generosità, “qualcosa di raro nel nostro mondo”. “Sono convinto”, ha concluso Colao, “che le imprese investiranno e cercheranno sempre di più il rapporto col non profit”.
“Si fa fatica a voler bene”, ha esordito Giorgio Vittadini, perché spesso siamo inariditi dentro. Ma “il Signore ci fa apparire delle ‘comete’, dove l’uomo è un ‘io’ e neppure le difficoltà rovinano la comunione”. Di fronte a queste “nuove cattedrali” basta arrendersi, perché sono una speranza per tutti: “C’è Qualcuno che ci vuole bene e ci ridarà la capacità di amare che noi non abbiamo”. Anche le imprese e la politica “hanno bisogno di vedere questo”, ha detto ancora Vittadini, perché sono incapaci di salvare l’uomo. “Tutti dobbiamo guardare a fatti così. E la sussidiarietà è anche questo”.
V.V. A.C
Rimini, 24 agosto 2007