Si è svolta questo pomeriggio, presso la sala Neri, la presentazione della mostra “La bellezza donata. Viaggio nello splendore della liturgia”, uno dei diciannove eventi espositivi che arricchiscono la variegata offerta culturale del Meeting 2004.
Al tavolo dei relatori la curatrice della rassegna, Elisabetta Bianchetti, Giorgio Vittadini, Davide Rondoni, Ambrogio Pisoni e Marco Rossi, membri insieme ad Elisa Martelli, Alessandro Rovetta, Mario Sala, Peter Schulz e Sandro Versace dell’equipe che ha dato vita ad un percorso espositivo incentrato sul tema della bellezza come “veritatis splendor”. Lo ha subito evidenziato Giorgio Vittadini, affermando che “lo stupore di fronte alla bellezza è il modo in cui noi incontriamo la verità”; la liturgia rappresenta il cuore di questa esperienza di bellezza in quanto – ha proseguito il relatore – “l’eucarestia è il luogo in cui il divino e l’umano si incontrano”. Portato del lavoro di una “comunità strana” – ha concluso Vittadini – “la mostra rappresenta un piccolo esempio di cattedrale”; “è espressione del popolo cristiano, di una comunione in atto, di un io creativo”.
Nella staffetta degli interventi il testimone è quindi passato a Davide Rondoni, il quale ha esordito affermando che “la bellezza è una cosa grande che tu non meriti e che rompe la misura con cui normalmente guardi la realtà”. Citando il poeta Claudel, che si interroga sul carattere dimesso e dolciastro della bellezza della Chiesa, Rondoni ha evidenziato che “ciò che manca è la coscienza che la Chiesa ha di se stessa”: se la comunità ecclesiale è consapevole di essere un miracolo che apre al gusto dell’esistenza, allora anche la sua bellezza, anziché un unguento per rendere più dolce la realtà, assume un carattere di grandezza.
L’intento di esprimere, attraverso la mostra, l’urgenza di un’esperienza di unità sia antropologica sia più ampiamente culturale è stato invece sottolineato da Ambrogio Pisoni: l’esigenza costitutiva dell’io è quella dell’unità. Approfondendo quindi il significato del gesto liturgico, Pisoni ha affermato che “la liturgia è per eccellenza il luogo dell’accesso al Mistero, il luogo che il Mistero stesso ha creato e crea per incontrare la libertà dell’uomo. E un senso di stupore riempie il nostro cuore perché, ancor prima di chiedere, sperimentiamo Cristo mendicante del nostro sì, “Cristo – ha detto Pisoni – desideroso di essere riconosciuto e accolto”. “La bellezza” – ha concluso – è il manifestarsi affascinante della verità che genera nuova vita; congedarsi dalla bellezza, allora, significa rinunciare alla verità e quindi alla novità continuamente accadente nell’esistenza”.
Si è invece fondato sull’importanza del segno e della forma l’intervento di Marco Rossi: contro una tendenza culturale che predilige il contenuto dell’esperienza a scapito della forma, lo storico dell’arte medievale ha rivendicato il fondamentale valore del segno come elemento generatore di esperienza. “Il punto cruciale della liturgia – ha detto Rossi – è che è fatta di un’infinità di segni”; segni che introducono all’esperienza del Mistero.
La conclusione dell’incontro è stata affidata alla stessa curatrice dell’evento espositivo, Elisa Bianchetti: “la mostra – ha precisato – non vuole essere uno spazio liturgico ideale, ma un’infinità di suggestioni di bellezza”; un itinerario che il visitatore è invitato a seguire con “la massima disponibilità del cuore” per cogliere “la tensione dei piccoli segni” e sperimentare “una grande sensazione di bellezza”.
F. M.
Rimini, 22 agosto 2004