La fede di Pietro di Betzaida, di Alberto Marvelli, di Carlo Acutis, di Sandra Sabbatini
Rimini, 22 agosto 2021 – «Non c’è nessuno che possa saziare la fame quanto Lui. Non si danno alternative: Gesù o è tutto, o non è niente». Così S. Ecc. Mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, con la consueta paternità, ha interpretato il Vangelo di oggi nell’omelia durante la Santa Messa inaugurale della XLII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Con il vescovo, hanno presieduto la concelebrazione eucarisitica S. Ecc. Mons. Filippo Santoro, arcivescovo metropolita di Taranto, don Javier Prades, rettore dell’Università San Damaso di Madrid, don Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica di Milano, e don Roberto Battaglia, assistente ecclesiastico diocesano della Fraternità di Comunione e Liberazione di Rimini. La liturgia è stata espressione dell’orizzonte del Meeting: preghiere in varie lingue e canti della tradizione, eseguiti, in alternanza, da solisti e dal coro di Comunione e Liberazione di Rimini diretto da Anastasia Gemmani.
Scavando nella risposta di Pietro alla cruciale domanda di Gesù «Volete andarvene anche voi?», Lambiasi si sofferma sulla consapevolezza che anima il discepolo: «Io, Pietro, di Giovanni, sono un povero mendicante di vita, per questo io non me ne andrò via. Io, la vita, la amo, per questo starò ancora con te, Gesù, fino alla morte». È la novità insuperabile del cristianesimo: non più un dio che domanda agli uomini doni, offerte e sacrifici come in tutte le religioni, ma un Dio che si perde lui stesso dietro e dentro alle creature come pane dentro il corpo, come parola dentro al cuore, come buona notizia dentro la vita. «Dio viene e interviene come salvezza che promuove. Un Dio capovolto, non un faraone che chiede sacrifici per sé. È Lui che si sacrifica per me, per te, per tutti. Poter diventare credenti come Pietro è imparare ad avere il coraggio di dire “io” come Pietro, a sentirsi amati, ad essere preziosi agli occhi di Dio non perché più bravi, perché teneramente e tenacemente amati da Lui. Imparare a sentirsi amati dentro il circolo d’amore tra il Padre celeste e il Figlio incarnato. Imparare ad essere guardati con amore perfino nel momento dell’alto tradimento, imparando a riparare ogni nostra meschina infedeltà con un amore ancora più coinvolto e appassionato. Ciò che Pietro ha scoperto è stato non poter più fare a meno di Lui. È questo l’aspetto della fede che può resistere anche al peccato: avere bisogno del salvataggio dell’unico Salvatore di tutti».
Il celebrante ha così introdotto l’esempio di fede vissuto da Sandra Sabbatini, la giovane appartenente all’esperienza della comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, morta a seguito di un incidente a soli 23 anni. Sandra, la santa della porta accanto, sarà dichiarata beata il 24 ottobre 2021. Nel suo diario, a 17 anni, in un momento cruciale della sua vita, ha lasciato scritto: «Io scelgo Te, Gesù». «Sandra ha scelto l’umile fierezza di lasciarsi amare da Gesù».
La benedizione solenne finale è per tutti e ciascuno dei partecipanti, dei promotori, degli organizzatori e dei volontari perchè «davvero possiamo uscire da questa edizione», ha sottolineato Lambiasi, «più confermati nella nostra responsabilità e nel coraggio di dire “io credo”, “io penso”, “io amo”, “io vivo”».
(G.L.)