Invito alla lettura – “Véronique” di Charles Péguy

Press Meeting

“Al centro del nostro primo appuntamento – ha esordito Camillo Fornasieri – c’è una grande figura, Charles Péguy, ed un grande scritto, Véronique, in cui Péguy dà espressione alla sua scoperta del cristianesimo e al suo stupore per il cristianesimo come avvenimento”. È stato il giornalista e scrittore Pigi Colognesi a presentare, alle 15 negli spazi di Eni Caffè Letterario A3, il libro “Véronique. Dialogo della storia e dell’anima carnale”, rieditato recentemente da Marietti 1820, con postfazione di Giacomo Tantardini.
Il tema dell’opera, ha detto Colognesi, “è la storia, l’inesorabile trascorrere del tempo” e, per affrontarlo, Péguy parte dal fatto che Claude Monet ha dipinto 37 volte le ninfee. Quale sarà la migliore? In contrasto con l’ottica del pensiero moderno che, enfatizzando il progresso, risponderebbe: l’ultima, Péguy rimarca: “La migliore è la prima, perché tutta carica dello stupore dell’inizio. La verità è nell’inizio”. La storia è un fatale processo di invecchiamento e Clio, la storia, che parla a Peguy e al lettore, è proprio questo. Il genio, invece, è come il bambino: si stupisce di tutto; al contrario, “l’uomo adulto odia il genio e il bambino, perché non accetta la logica dell’evento”.
Posto drammaticamente il tema della storia come invecchiamento, Péguy, prosegue Colognesi, per la prima volta utilizza l’espressione: “noi cristiani”: “Il dramma dell’invecchiamento si scontra con la proposta cristiana. Ora, il cristianesimo non è solo la religione dell’eterno, ma dell’eterno che entra nel tempo e gli uomini, l’uomo, devono ricominciare sempre nel tempo e possono continuamente ricominciare”.
Il relatore recupera la sferzante polemica del grande scrittore francese contro il “clericalismo” che propone un cristianesimo solo spirituale: “I chierici, proprio per questo loro staccare il temporale dall’eterno, sono la causa, dice Péguy, della scristianizzazione; e queste cose – sottolinea Colognesi – il nostro autore le scriveva nel 1909!” Al fondo c’è un “errore di mistica”, cioè di concezione del cristianesimo, che è tutto basato, invece, su questo singolare incastro dell’eterno nel tempo e del tempo nell’eterno. Péguy articola il discorso dicendo: “Noi ci muoviamo continuamente tra due bande di preti: i clericali clericali e i clericali anticlericali”, entrambi, da due versanti diversi, spezzano e infrangono quel “singolare incastro” caratteristico del cristianesimo. Ma sono più pericolosi i primi: “il materialismo non è un grande pericolo”, perché la sua parzialità è chiaramente visibile, mentre lo spiritualismo è più insidioso, perché a prima vista, presenta, per certe anime un’apparenza di nobiltà.
“Per Pèguy – ha detto ancora Colognesi – avendo Cristo assunto l’esperienza umana fino alla morte, non solo la salvezza è entrata nel tempo, ma c’è la salvezza del tempo. E la possibilità continua del re-inizio”.

(V.C.)

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