Massimo Camisasca, Superiore Generale della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, inizia il suo intervento andando subito al sodo: sostiene che in ogni secolo ci sia qualcuno mandato da Dio per salvare il secolo stesso. Questi “qualcuno” dei nostri tempi sono coloro che hanno evitato che la Fede fosse estranea alla vita, fosse astratta. Due nomi: Romano Guardini (che è l’oggetto del libro di Fedeli) e don Luigi Giussani.
Per presentare l’opera in questione, Camisasca sceglie di muoversi in un continuo parallelismo tra queste due figure così vicine e così importanti per questi tempi. Narra, perciò, di quando Giussani, viaggiando in treno con dei giovani, si stupì ed amareggiò del fatto che Cristo non fosse più, per quelle generazioni, qualcosa per la vita. “Dio è per ogni singolo individuo la risposta infinita alla domanda, che è proprio sua e di nessun altro.” La citazione è di Guardini (riecco il parallelismo), che come Giussani è “maestro”: ed è, perciò, molto felice la scelta di Carlo Fedeli di scrivere questo libro sui testi pedagogici dell’autore italo-tedesco. Si dice autore perché Guardini non è solo teologo, non è solo filosofo e non è neanche solo educatore… “è una persona che dal profondo della sua vita ha saputo cavare un’esperienza e comunicarla”, dice ancora Camisasca. Il centro indiscusso della riflessione di Guardini è l’esperienza, e le parole “civiltà”, “maestro” e “risveglio” sono perno del suo pensiero; e guarda caso non sono lontane dalle parole “tradizione”, “autorità” e “crisi” tanto care al pensiero di don Giussani. La proposta pedagogica di Guardini si riconduce fortemente ad una fedeltà al dato empirico e l’ontologia sottesa è riassumibile nella frase “L’uomo non si compie in sé stesso, ma si compie oltre sé stesso”. Cuore del pensiero è l’obbedienza al concreto vivente. Per questo le domande di Guardini non sono astratte, né sono problemi “da sacrestia”: sono le domande di tutti gli uomini del Novecento, con le loro guerre e le loro paure. Tenendo a mente questo, ritroviamo nel libro di Fedeli i motivi profondi della speranza, nonostante tutto, che Guardini ha nell’uomo.
Carlo Fedeli, docente universitario e autore del libro, riprende il parallelismo attuato da Camisasca ed esplicita di aver scritto il libro tenendo fermi sullo sfondo gli insegnamenti di Giussani. Suggerisce di rapportarsi con Guardini perché è una “personalità eccezionale” ed il suo libro vuole indicare delle strade per impattare con questo straordinario autore. Fedeli arricchisce quanto detto in precedenza e racconta degli anni passati da Guardini facendo da assistente spirituale ai giovani: ecco spiegata la forte attenzione all’educazione. C’è una cosa che il maestro diceva sempre ai giovani e che potrebbe essere anche aiuto nella lettura del libro: “In tutto domini discretamente un accento di bellezza e di letizia.”
E.M.
Rimini, 23 agosto 2004