“Don Milani è stato tradito: non era il profeta del cattocomunismo, anzi, era radicalmente anticomunista”, ha affermato Alessandro Mazzerelli, autore del libro “Il profeta tradito”, durante la presentazione del suo volume al pubblico del Meeting. Ha descritto un don Milani “uomo dell’altissima borghesia”, fattosi prete contro il parere dei genitori, “scomodo per la sua cultura, per i problemi che sollevava”. Raccontando del loro primo incontro, il 31 luglio del ‘66, quando Mazzerelli era responsabile provinciale del PSI, ha ricordato che “Don Milani sosteneva che per sconfiggere il comunismo bisognava procedere col socialismo, non con la Democrazia Cristiana, ma si era accorto che questa sua posizione era strumentalizzata dai comunisti. Fece allora iscrivere tutti i suoi ragazzi al mio movimento e mi fece giurare di non tradirlo, come sentiva stavano per fare gli altri”. Mazzerelli si è soffermato sulla distorsione della reale figura di don Milani , che “non piaceva troppo ai comunisti perché rivendicava con fierezza la sua appartenenza alla Chiesa cattolica” e che amava sostenere che “il cristiano si riconosce dalle opere”. “La sua non era una scuola di classe, come ama ripetere Bertinotti: era una scuola parrocchiale come quelle dei missionari in America Latina; era contro la scuola di classe” ha ricordato. “Dopo la sua morte è subito stato tradito: tutti i suoi sono stati accorpati dal Partito Comunista, ma io non ho mai voluto tradirlo. Sono uscito per questo dal PSI nel 1970 e continuo a battermi per questa causa. Don Giussani mi disse che avrei dovuto aspettare, e credo che adesso sia finalmente arrivato il momento di fare giustizia alla figura di questo grande profeta dello scorso secolo: bisogna dire chi era veramente don Milani”.
Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano, che ha introdotto l’incontro, ha concluso ricordando “il grande tema dell’unità tra i cattolici: dobbiamo mettere al centro l’origine, quell’attaccamento stupito a quella vita che è il cristianesimo”.