Il titolo del Meeting, “La ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro e nel presentimento che questo infinito si manifesti” – ha detto l’autore Claudio Risè – è il tema centrale del libro presentato: libro teso alla smitizzazione di quello che è uno degli modelli della nostra epoca. “Don Giovanni è proprio il contrario, non ha assolutamente esigenza di infinito, ma un profondo odio verso il padre naturale e verso Dio. Non riconosce l’infinito nel rapporto con le donne e anche quando viene avvertito che il suo tempo è quasi scaduto non si pente e viene gettato in bocca al diavolo”.
“Durante il medioevo – ha proseguito Risè – l’eros era vissuto come servizio alla donna come immagine divina: cominciava nell’incontro amoroso e arrivava all’universo”.
Il personaggio di don Giovanni nasce invece nel ‘600, è una figura tipica di quest’epoca: “rappresenta la riduzione dell’eros all’istante, all’utilizzo dell’altro per un piacere senza apertura, all’altro e all’infinito”.
“Don Carròn ha detto che l’impenetrabilità è un tratto demoniaco: don Giovanni, che non vuole essere penetrato da nulla, è una figura demoniaca. Con questa figura – ha detto l’autore – ho dovuto convivere, e ho avuto la sensazione inquietante di stare corpo a corpo con il male”.
“Don Giovanni è l’anticipatore del consumismo sessuale del nostro tempo: è una figura che incontro nei miei pazienti (Risè è uno psicanalista) come forza disorientante, psicotizzante, fortemente irragionevole. Narcisista, posseduto da una forte aggressività, è come un predatore che travolge l’altro in una fuga eterna.”