“Dove è il punto di concentrazione di ogni persona?”, introduce Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano, partendo dal cuore del libretto “Cristo come punto centrale dell’educazione religiosa” a cura di Alessandro Gamba (Ed. Marietti 1820), presentato in D5 all’Eni Caffè Letterario alle 15. Il libro è di Josef Andreas Jungmann (1889-1975), gesuita e teologo austriaco, che don Luigi Giussani riprende ne “Il rischio educativo” con la sua definizione di educazione: “Eine Einführung in die Wirklichkeit”. Introduzione nella realtà. Definizione che il teologo austriaco arricchisce: “Eine Einführung in die Gesamtwirklichkeit”, introduzione alla realtà totale.
Su queste citazioni prende la parola don Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. “La ricerca del curatore – spiega – parte proprio da quelle due definizioni. Perché Giussani, che pure non disdegna di riempire i suoi testi di lingue straniere, utilizza due citazioni in lingua del teologo austriaco proprio nella premessa del ‘Rischio educativo’? Jungmann trovava davanti a sé, alla fine degli anni Trenta, gli stessi elementi che Giussani incontrerà su un treno per Rimini alla fine degli anni Cinquanta davanti ad alcuni ragazzi: un cristianesimo per convenzione, quasi per sopportazione”. Il docente illumina la temperie culturale degli anni del Concilio Vaticano secondo, mostrando come oltre all’austriaco altri teologi, come Guardini, Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar avevano intuito il superamento di questa crisi, di questa scissione tra la fede e la vita stessa dell’uomo. “La risposta di Jungmann è ripartire dalla scoperta di Cristo come punto centrale di tutta l’esperienza umana – continua Stefano Alberto – come presenza dell’Infinito tra di noi”.
Ma allora perché a Giussani interessava l’impostazione unitaria del teologo austriaco? “Per quattro ragioni essenziali. La prima è che non è facile trovare una definizione allo stesso tempo esaustiva e sintetica del fenomeno educativo. La seconda: l’aggettivo totale ha un duplice valore. Può significare lo sviluppo delle strutture della persona, da ragazzo a uomo. Oppure come la persona sta in relazione con tutte le dimensioni della realtà. La terza è che l’educazione accompagna tutta la vita dell’uomo. È un movimento, cioè un’immersione continua in un processo educativo. L’ultima ragione sottolinea il carattere permanente della ragione umana, con la quale l’uomo vive la sua vita da ricercatore infaticabile”. In conclusione perché leggere il libro? “Noi veniamo da molto lontano. Il genio di Giussani ha attinto da molte sorgenti. Inoltre questa possibilità di farsi educare sempre è decisiva per andare in profondità alla radice della nostra vita”.
(D.O.)
Rimini, 19 agosto 2012