“Qui accanto, la mostra ‘L’imprevedibile istante’ racconta che nulla, nemmeno la condizione più avversa, impedisce di essere protagonisti”. Così esordisce Raffaello Vignali, vicepresidente della Commissione attività produttive della Camera, ed introduce i relatori Gianfranco Losma, presidente di Federmacchine, e Stefano Micelli, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università di Venezia, chiedendo loro di raccontare della loro esperienza sul tema dell’inserimento dei giovani nella realtà produttiva.
Losma, richiamati i dati economici rappresentati da Federmacchine, sottolinea che l’industria manifatturiera rappresenta l’economia reale ed afferma che “nel nostro settore il lavoro c’è, ma è di tipo tecnico: meccanica, elettronica e software”. Ma “i giovani preferiscono il liceo alle scuole tecniche e professionali, ed hanno maggiori problemi per trovare lavoro”. Nomina poi una quindicina di mestieri dai nomi poco altisonanti (saldatore, magazziniere, gestore dei materiali… per citarne alcuni) ma che – avverte – non sono da intendersi come mansioni, ma come integrazione di competenze. Incalza Micelli: “il made in Italy è fatto in parti uguali dal machinery, dalla moda e dall’agroalimentare. Ma i mestieri citati possono condurre a un futuro brillante o i nostri giovani bravi ed intelligenti devono fare altro?” La domanda è retorica. Micelli afferma infatti che oggi “l’economia della conoscenza è artigianale” e che occorre “una nuova generazione di inventori”. Come gli artigiani di una volta, perché “i nuovi campioni dell’innovazione sono le professionalità ibride, e in Italia ce ne sono tanti esempi”. Invitato a precisare cosa chiede l’impresa ai giovani, Losma si rivolge direttamente ai giovani presenti: “Ragazzi, fare il magazziniere a certi livelli o il gestore dei materiali vuol dire crescere ed è possibile diventare responsabili di stabilimento o soci o imprenditori. L’infinito esiste!” E riferendosi alla sua azienda di un centinaio di dipendenti aggiunge “la lingua ufficiale sta diventando l’inglese…”. Per fare impresa, aggiunge citando la sua esperienza personale, occorre “guardarsi intorno, andare in giro con un’idea”.
Micelli prosegue sul tema dell’internazionalizzazione consigliando “la conoscenza delle lingue, il desiderio di crescere nel tempo e la curiosità verso culture che non ci sono note”. Occorre investire su se stessi, quindi, e al proposito cita i suoi studenti di Ca’ Foscari: chi è stato qualche mese in Turchia, in India o in Cina è stato contagiato dall’entusiasmo locale ed è tornato con maggiore fiducia in se stesso e voglia di fare (e fare impresa). Poi mostra al pubblico i suoi occhiali. “Sono fatti di legno. Stratificato con l’alluminio e lavorato da machinery italiano. Li fa una ragazza che ha fatto la tesi sulle macchine utensili”. Più accademicamente, afferma che “la new economy consiste nel saper prendere il tesoro che esiste nella cultura manifatturiera italiana e rimetterlo in gioco”. Sul piano istituzionale, Micelli auspica una interazione con le scuole come i Fab-Lab statunitensi: Laboratori a frequenza libera, ma riconosciuti come credito formativo universitario, mentre Losma si accontenterebbe di un “credito di dieci giovani coperti in stage da tutte le garanzie”. Ci sono poi le iniziative di Ca’ Foscari e le borse di studio di Federmacchine. Ma in sintesi, dice Micelli: “meccanica, tecnica, estetica: come Enzo Ferrari”.
(Ant.C.)
Rimini, 23 agosto 2012