“Chiudiamo più certi di alcune grandi cose. Non più certi perché ci siamo parlati addosso, ma perché l’abbiamo verificato nel dialogo e nell’amicizia con le persone che abbiamo incontrato”. Emilia Guarnieri, presidente dell’ Associazione Meeting per l’Amicizia tra i popoli, ha introdotto così l’incontro di chiusura dell’edizione 2007, dedicato alla presentazione del libro di don Luigi Giussani Certi di alcune grandi cose (Ed. Bur, Milano).
E prima di passare la parola a Giulio Sapelli, docente di Storia Economica all’Università statale di Milano, ha aggiunto: “La nostra storia che ci ha portato fin qui si è costruita perché don Giussani ci ha voluto bene. In particolare, questo testo racconta il rapporto educativo tra universitari negli anni che vanno dal ’79 e l’81; racconta l’amicizia e l’affetto con cui don Giussani si è giocato con noi. Se il Meeting continua ed è vivo è proprio perché la storia, l’affetto e l’amicizia tra noi sono vive. C’è un grande mistero tra noi e a questo mistero siamo grati”.
“Questo libro – ha cominciato Giulio Sapelli – è il racconto del valore salvifico delle parole e promuove una nuova concezione dell’idea di libertà, vista in quegli anni come un’auto rappresentazione di se stessi, senza rendere conto a nessuno. Invece, per questo sacerdote, essa consisteva essenzialmente in un dover essere: nel dover essere in rapporto con Dio”.
Per esplicitare questo concetto, Sapelli ha ripreso una metafora che Giussani ha usato nel libro, in riferimento ad un episodio che gli era accaduto. “Si trovava nella spiaggia di Varigotti, a metà degli anni ’60 – ha raccontato – ed era malato. A un certo punto, scorge in lontananza un cane bianchissimo, morto. Si avvicina e lo vede divorato dai vermi. Ecco questa è una grande metafora dell’uomo, fatto per qualcosa di grande, ma che deve sempre lottare”.
È nella lotta, in questo gioco della libertà, in questa fiducia nella persona, nell’uomo che Sapelli ha rintracciato l’originalità del pensiero di Giussani, scoprendolo vicino agli aspetti caratteristici del cattolicesimo anglosassone e americano.Niente a che vedere, quindi, ha concluso Sapelli con le accuse di integralismo mosse in questi anni al movimento di Comunione e Liberazione. “Don Giussani – ha spiegato il professore di Storia economica – è vicino alle idee del cattolicesimo anglosassone e americano, dove al centro c’è l’idea di costruire la società dal basso. In questo libro, emerge proprio un concetto attivo di cultura come l’insieme di conoscenze e sentimenti che pone la società in grado di realizzare le opere”. Opere che nascono dall’incontro dell’uomo con il mistero che è nella realtà. “Don Giussani – ha proseguito Sapelli – faceva ascoltare ai suoi giovani Beethoven, Chopin, i canti popolari russi. La bellezza è realizzazione del divino ma mi avvicina alla pienezza dell’essere che è etica ed estetica”. E cos’è la verità , ha concluso “se non questo modo di apertura verso se stessi e verso Dio”.
F.R.
Rimini, 25 Agosto 2007