INNOVAZIONE: NON SOLO GRANDI IMPRESE

Press Meeting

Non sono le piccole e medie imprese a rischiare il declino: chi sta innovando meno è la politica e lo stato. Il concetto, ribadito dal presidente CdO Raffaello Vignali, anche a correzione di alcune interpretazioni giornalistiche odierne, era già suggerito dal titolo dell’incontro di stamattina “Innovazione: non solo grandi imprese”, con Giovanni Azzone, prorettore del Politecnico di Milano, Vincenzo Giori, amministratore delegato Siemens–Italia, Renzo Vanetti, amministratore delegato della SIA-SSB (società interbancaria per l’automazione). “Portare via le risorse alle imprese e dividere il tesoretto; questo è il vero freno allo sviluppo”, ha rincarato la dose Vignali. “La politica guarda solo a se stessa, è divenuta autopoietica”. In questa edizione del Meeting c’è meno politica? “Forse è la politica che c’è di meno”.
Entrando nel tema dell’incontro, per Vignali “l’onore del fare impresa non è un vano orgoglio, ma è la coscienza, il senso di quello che si fa. Solo la tensione alla verità muove l’innovazione”. E ancora: “Le piccole imprese non sono malate di nanismo, l’innovazione non è legata solo alle dimensioni, ma rappresenta il vero motore di crescita”. L’innovazione dipende dalle persone, da un modo nuovo di vedere la realtà; parafrasando Joyce, “solo chi ha occhi nuovi guarda veramente le cose”.
Ma come l’innovazione può sfidare il mondo imprenditoriale e dell’università? Giovanni Azzone risponde da accademico forgiato dai continui rapporti con la realtà imprenditoriale. “L’innovazione non la fa la struttura, ma le persone con una forte tensione al cambiamento, e ciò vale soprattutto per le istituzioni universitarie. Gli atenei devono abbandonare il ruolo di meri trasmettitori di conoscenze per divenire poli operativi di ricerca capaci di intercettare le diverse forme di finanziamento”. Per il docente è necessario creare una nuova mentalità, educare gli studenti a trasformare le competenze in capacità imprenditoriali. “Lo scambio di tecnologie tra università ed imprese in una dimensione paritetica diviene la naturale conseguenza di questo nuovo tipo di approccio educativo”. Unioncamere e CdO in questo contesto sono partner ideali degli istituti di ricerca, per favorire un salto dimensionale delle piccole imprese, attraverso competenze tecnologiche “affiancate” – provenienti cioè da diversi ambiti specifici – complementarietà nel business con le grandi imprese e percorsi agevolati in ambito finanziario. “L’esperienza del polo tecnico di Bovisa in Lombardia”, ha concluso “rappresenta un esempio operativo congiunto tra ricerca e piccole e medie imprese in tema energetico e vede il Politecnico di Milano come garante tecnologico del progetto.
“No benefit, no innovation”. Vincenzo Giori si definisce un osservatore privilegiato del fenomeno-innovazione. La struttura peculiare della Siemens Italia infatti si articola in oltre 250 sottodivisioni e considera la piccola e media impresa il fulcro del suo management aziendale. Per Giori il potere innovativo proviene dalle dinamiche umane, ma è indispensabile che crei un “valore percepito”. Per tali ragioni è opportuno che le aziende abbiano una strategia di innovazione, in grado di avere una visione prospettica del futuro. “Il metodo? Valorizzare l’eccellenza delle risorse umane, localizzare le attività produttive, in sintonia con migliori possibilità offerte dalle piccole e medie imprese del territorio e cooperare con le strutture universitarie di eccellenza”. “Chi non innova muore” – conclude Giori – “bisogna far meglio ed in maniera diversa, anche per attrarre finanziamenti esteri”.
“Il miglior investimento è la conoscenza”. Renzo Vanetti parla da economista, ma la citazione di Benjamin Franklin introduce una prospettiva che amplia l’orizzonte: “L’innovazione prima di essere un progetto innovativo è un’attitudine, una passione che deve essere costruita ed alimentata attraverso un processo educativo di conoscenza e cultura”. Lo sviluppo della conoscenza è legato al fenomeno della curiosità. “Per educare persone che rendano unica l’azienda, occorre insegnare ad avere curiosità: l’innovazione inizia dagli occhi di chi guarda la realtà”. In questa prospettiva i concetti di dinamismo, continuità e tempestività di applicazione dell’innovazione divengono le linee operative del successo di una azienda come la SIA, con un fatturato di oltre 380 milioni di euro, che gestisce attività ed operazioni di tipo bancario e finanziario ad un ritmo di 3500 al secondo. Sintesi finale: “Affidabilità, tempo, talento, reputazione, cultura ed innovazione: ecco gli elementi fondamentali del processo di sviluppo”.
La parola torna a Vignali: “Per rendere stabile la ripresa è opportuno valorizzare chi mette in campo le energie, premiare il merito e non le rendite. Bisogna avere il coraggio di cambiare, mettersi in discussione e quindi amare la verità più di se stessi. La realtà è sempre più grande e più nuova dei nostri pensieri: di qui riparte l’innovazione”.

N.L.
Rimini, 21 Agosto 2007