Innovare con la cultura dell’errore

Press Meeting

Rimini, martedì 21 agosto – In Arena Cdo for Innovation A5/C5, si cerca di capire come si inneschi il processo di innovazione e come questo possa diventare contagioso. Due esempi, un’azienda di for-mazione e un’azienda meccanica, vengono presentati per la loro esperienza. Conduce Nicola Varca-sia, responsabile ufficio stampa Cdo; ospiti Angelo Candiani, presidente di Aslam, e Rino Muccino, amministratore delegato di Emmepi s.r.l.

“Il modo corretto di reagire al problema dell’occupazione è di investire nella formazione”. Varcasia esordisce con questa citazione di Enrico Moretti dell’Università della California, e così inverte i ruoli tra chi cerca lavoro e chi lo offre, sostenendo l’idea che l’imprenditore possa essere attore sociale del cambiamento culturale in risposta alle sue esigenze di ricerca di personale qualificato ma anche motivato.

Candiani spiega che “alla fine degli anni ’90 le scuole tecniche in Italia perdevano studenti a fronte di una sproporzione con la domanda di impiego tecnico. Abbiamo capito – continua – che il problema era culturale: nessun genitore voleva far diventare il proprio figlio tornitore od operatore di macchi-ne utensili. Dall’altra parte abbiamo scoperto che l’aeroporto hub di Malpensa cercava manutentori di aeromobili certificati ENAC e che in Italia non c’erano scuole di formazione. Siamo partiti così, confortati dal fatto che, a quel tempo, in Europa, la necessità era di circa 60mila figure di questo tipo. Oggi sappiamo che la Boeing stima da qui fino al 2035 una crescita della domanda di circa 679mila persone con trend quasi esponenziale. Non bisogna dimenticare che il 12 luglio di quest’anno abbiamo avuto il record mondiale di numero di aerei contemporaneamente in volo: 234mila! Un numero enorme ma anche un’enorme necessità indotta di servizi collegati”.

Muccino presenta la sua impresa: “La nostra è un’azienda famigliare del Molise, che si occupa di meccanica di precisione. Anni fa avevamo il problema di trovare giovani in un territorio ad alto tasso di disoccupazione. Abbiamo capito che il problema era di motivazione e così abbiamo iniziato a sele-zionare persone e a formarle instillando l’idea della creazione di una professionalità spendibile ovunque. È stato fatto uno sforzo anche per rendere piacevole stare in azienda, migliorando gli ambienti di relazione. Abbiamo avuto ragione e oggi abbiamo trenta dipendenti con età media molto bassa”.

Insiste Varcasia: “Mi interessa sapere come nasce la scintilla della motivazione”. Candiani si appassiona: “La chiave di tutto è ancora in mano a chi offre lavoro, bisogna stare davanti al giovane e in-vestire sulla cultura dell’errore. Perdonare e non condannare, ricomprendere il giovane nel suo percorso di crescita e non penalizzarlo per gli inevitabili errori che commette all’inizio. Si entra nella psicologia della relazione, si comprendono i fattori motivanti e penalizzanti del singolo e vi si pone rimedio. In questo modo si crea fiducia, fidelizzazione all’azienda e con grande sorpresa anche una propagazione della soddisfazione. La cultura dell’errore diventa motore del cambiamento della persona, diventa fatto sociale e innesca innovazione nei rapporti e nelle idee del singolo, che si sente valorizzato e libero di fare proposte e di condividere”.

Conclude Muccino: “L’innovazione diventa contagiosa anche tra imprenditori. Abbiamo avuto l’idea di creare un master di formazione con una imprenditrice del settore, all’inizio investendo con mezzi miei e su 15 giovani. L’iniziativa ha avuto successo e altri imprenditori si sono agganciati, anche solo per avere informazioni in un territorio, il mio, quello del Molise, dove grazie al fare e ai nostri tentativi abbiamo stimolato la realtà che sta rispondendo in maniera superiore alle aspettative”.

(A.Le.)

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