Infrastrutture e reti: le vie dello sviluppo per l’Italia

Press Meeting

In una sala particolarmente gremita, si è tenuto oggi l’incontro “Infrastrutture e reti: le vie dello sviluppo per l’Italia”. I sei relatori hanno affrontato il tema delle infrastrutture, legato non solo alla competitività del Paese, ma anche al suo sviluppo. Come ha notato nella sua introduzione Maurizio Lupi, deputato al Parlamento Italiano, la questione non è stata ancora affrontata e discussa in modo esauriente. Ha coordinato la discussione Anna La Rosa, Direttrice dei Servizi Parlamentari RAI.
È intervenuto per la prima volta al Meeting di Rimini Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica Spa, che, grazie alle sue alleanze internazionali, rappresenta il polo tecnologico del Paese. Secondo Guarguaglini, perché l’Italia abbia infrastrutture competitive è vitale un programma di lungo respiro, che preveda investimenti costanti in previsione di un prodotto futuro: Finmeccanica investe il 15-20% del suo fatturato nel campo della difesa, dello spazio e dall’aeronautica. Guarguaglini ha poi ricordato come la sua società, che opera secondo un preciso codice etico, si stia occupando del problema della sicurezza e della gestione di crisi e abbia già vinto delle gare negli Stati Uniti e in Europa: si può far molto anche in Italia, a patto che il Governo vari programmi precisi.
Elio Catania, presidente delle Ferrovie dello Stato, ha ricordato come la competitività del Paese si giochi su due piattaforme: innovazione e tecnologia da una parte, mobilità e logistica dall’altra. È necessario che l’Italia faccia un passo in avanti: in questo senso nei prossimi 4 anni verranno investiti 37 miliardi di euro; il bilancio è comunque positivo e giustifica un certo ottimismo. C’è del resto una vera e propria rivoluzione in atto, dovuta anche alla globalizzazione, con una domanda di qualità sempre maggiore: la trasformazione delle ferrovie ruota intorno al cliente e, se questo può portare ad un rincaro dei prezzi, si tenta comunque di ridurre la burocrazia ed eliminare i costi aggiuntivi.
Stefano Parisi, Amministratore Delegato Fastweb, ha iniziato il suo intervento esponendo quali sono i due problemi principali che l’Europa si trova ad affrontare: poca produttività del sistema e scarsa domanda interna, che porta ad una eccessiva dipendenza dalle esportazioni. In Italia non c’è alcuna logistica, mancando infrastrutture fisiche e di comunicazione. Inoltre, alla domanda di qualità nel nostro Paese non viene data alcuna risposta, e questo è un fatto gravissimo. Occorrono una precisa volontà politica di rapida realizzazione delle infrastrutture, la disponibilità dei cittadini a pagare per i nuovi servizi e un sistema bancario adeguato. Fastweb, nata solo 5 anni fa, è arrivata a coprire il 45% della popolazione italiana grazia anche al finanziamento di 3 miliardi di euro provenienti da privati. Questo è stato possibile perché il settore delle telecomunicazioni è stato privatizzato, permettendo una “guerra” su tecnologia e qualità. Occorre capire che c’è una possibilità di sviluppo e un prezzo da pagare anche dal punto di vista politico: la politica, infatti, deve iniziare a guardare nel lungo periodo.
Vincenzo Pozzi, presidente dell’ANAS, ha ricordato l’importanza della “legge-obiettivo” varata dall’attuale Governo nel 2002: oggi l’Italia ha ben 450 Km di nuove arterie stradali e autostradali e il progetto verrà ultimato in tempi brevi (2009). Questo è un motivo di ottimismo e ha già attirato l’attenzione di molti privati. Particolare interesse per la sicurezza autostradale suscitano le strutture miste, che garantiscono una migliore qualità di gestione.
Vito Gamberale, Amministratore Delegato di Autostrade Spa, ha rilevato come negli ultimi 4 anni, mentre è stata trovata una soluzione al gap delle infrastrutture, è ancora forte nel Paese una forte prevenzione verso di esse. Se è vero che la competitività è data da due fattori, tempi e costi minori, è opportuno un sano dirigismo che ci permetta di competere con altri paesi europei come Francia e Spagna. Bisogna porre dei target precisi, coinvolgendo anche le risorse private.
Maurizio Lupi ha sottolineato come in Italia ci sia ancora un gap culturale: è necessario che si comprenda che quando è in gioco il bene comune, esso è più importante del problema particolare. Ci deve essere la coscienza comune che lo sviluppo del paese è un problema di tutti.
In chiusura è intervenuto Pietro Lunardi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Più che un commento sulle idee espresse dagli altri relatori, il suo è stato un intervento tecnico, ricco di cifre e dati, volto a testimoniare l’impegno dell’attuale governo. In 4 anni sono state cantierizzate opere per 32 miliardi di euro, contro i 17,5 miliardi complessivi dei governi tra il 1989 e il 2002. Questo ha portato ad una crescita del PIL (+1,6%), alla crescita dell’occupazione, alla riduzione del costo logistico dal 22 al 19%, per un vantaggio complessivo di 54 miliardi di euro. Altri progetti sono stati avviati per creare, a livello di infrastrutture, un valore aggiunto permanente. Questi dati sono stati messi in discussione o negati dai partiti all’opposizione, che in certi casi stanno ostacolando progetti precedentemente approvati quando erano al potere (come il Ponte sullo Stretto di Messina): ma se il progetto dell’attuale governo non verrà completato, resteranno compromesse la competitività del Paese e la crescita del PIL. La competitività del sistema, infatti, infatti, è invariabilmente legata alla logistica: oggi l’economia italiana si fonda su un forte settore terziario, evidentemente dipendente dalla qualità delle infrastrutture disponibili.

L.L.
Rimini, 23 Agosto 2005