La domanda sul ruolo dell’industria farmaceutica potrebbe valere riferita al farmaco stesso, se debba cioè intendersi un bene di consumo o uno strumento di salute. Questo ha sottolineato il Prof. Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, nel corso della tavola rotonda alla quale hanno partecipato anche Maurizio Castorina, Presidente e Amministratore Delegato di Takeda Italia Farmaceutici, Nello Martini, Direttore Generale AIFA e col coordinamento di Marco Pierotti Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori.
L’industria sostiene circa il 90% della ricerca farmacologica, ma per ovvie ragioni di mercato non può (data l’impossibilità di recuperare i notevoli costi in relazioni al ridotto consumo) estenderla anche campi particolari, come ad esempio quello delle malattie rare, alle quali peraltro è doveroso dare risposte terapeutiche. Resta quindi essenziale, secondo Garattini, il ruolo della cosiddetta ricerca “indipendente” svolta dagli Istituti pubblici e ultimamente promossa dalla stessa Agenzia Italiana del Farmaco (recentemente istituita per la regolazione del settore).
I farmaci che vengono continuamente immessi nel mercato dovrebbero, a suo avviso, rappresentare effettivamente delle novità e non riedizioni di prodotti già noti. Su questo punto Garattini ha auspicato un maggiore rigore da parte degli organismi autorizzativi europei, rimarcando che la spesa sanitaria pubblica per il consumo dei farmaci potrebbe prossimamene crescere così da non poter essere sostenuta dai Servizi Sanitari Nazionali secondo gli attuali livelli di welfare (il livello di copertura della spesa farmaceutica in Italia tra l’altro è il più alto d’Europa).
“Il mercato italiano dei farmaci raggiunge 23.200 miliardi di euro e pone l’Italia al sesto posto nella scala della produzione mondiale. Di questo il 70% è assunto dal Servizio Sanitario Nazionale, comprendendo in questro dato i farmaci somministrati in ospedale, o prescritti dai medici curanti, o acquisibili direttamente in farmacia a prezzo convenzionato”, ha ricordato Nello Martini, direttore dell’AIFA. La sostenibilità per il futuro della spesa farmaceutica, a fronte dell’incremento dell’eta della popolazione (nella fascia anziana vi sono i maggiori consumatori) esige di assumere indirizzi correttivi specifici, come incentivare l’uso dei cosiddetti farmaci “generici” o meglio “equivalenti”: ), sarebbero possibili cospicui risparmi di spesa, a beneficio di altri settori della sanità pubblica, in quanto si tratta di prodotti meno costosi pur avendo caratteristiche essenziali pari a quelle dei farmaci definiti “di marca” (e protetti da esclusiva).
Maurizio Castorina, Amministratore Delegato di Takeda Italia Farmaceutici, ha svolto un excursus storico della produzione dell’industria farmaceutica negli ultimi sessant’anni, indicando come le esigenze di terapia legate a nuove scoperte della medicina abbiano sempre stimolato la ricerca farmacologica da parte delle industrie, anche se ultimamente si stanno ponendo difficili interrogativi in tal senso. L’orientamento verso diagnosi mediche per via molecolare piuttosto che istologica induce, infatti, a predisporre farmaci personalizzati, con conseguenti costi notevoli per una produzione industriale.
Secondo Castorina l’industria italiana, comunque, regge bene, specialmente sotto il profilo qualitativo, il confronto con la concorrenza europea ed è in grado di offrire ai giovani interessati buone possibilità di inserimento lavorativo.
Maria Pia Ruffilli, direttore esecutivo di Pfizer Italia, ha posto in discussione, riportando una varietà di dati indicativi, il diffuso convincimento di un eccessivo costo dei farmaci, segnalando che tale costo andrebbe rapportato ai benefici economici che l’impiego del farmaco stesso comporta, ponendo fine a costosi interventi pubblici supplettivi di ordine assistenziale. Portando per tutti l’esempio della cura dell’AIDS, ha indicato come non solo il radicale calo della mortalità sia derivato dall’individuazione della terapia farmacologica, ma anche la stessa gestione della malattia sia divenuta meno onerosa con l’eleminazione di precedenti servizi, meramente asssitenziali, pergli afflitti da tale malattia.
M. B.
Rimini, 24 agosto 2007