Industria 4.0, come comprendere e governare i nuovi modi di produzione e lavoro

Press Meeting

Nel nostro paese il dibattito pubblico sul cambiamento epocale avvenuto, e che sta avvenendo, nei cicli produttivi e la sua ricaduta sulle persone sembra divedersi in tre grandi categorie: indifferenti, ottimisti e catastrofisti. I primi considerano l’innovazione tecnologica un dato costante e pensano che le novità 4.0 saranno assorbite senza problemi da aziende e dipendenti. I secondi confidano nelle “magnifiche sorti e progressive” della tecnologia e vedono un futuro con uomini finalmente liberi dal lavoro. Gli ultimi descrivono un domani dominato da macchine e intelligenza artificiale e milioni di persone espulse dal mondo del lavoro, perché ormai inutili. Visioni evidentemente riduttive, non in grado di analizzare la complessità del passaggio in corso. Soprattutto prive di indicazioni su come governare e utilizzare un processo in atto a livello mondiale.

A questo problema ha dedicato la sua attenzione l’incontro “Industria 4.0: opportunità e rischi” delle ore 15:00, in Sala Illumia C3, moderato dal presidente di Compagnia delle Opere, Bernhard Scholz. Al tavolo dei relatori: Alessandro Perego, direttore Dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, direttore dell’Osservatorio Digital Innovation e responsabile scientifico Osservatori Agenda Digitale e Industria 4.0, Andrea Pontremoli e Giuseppe Ranalli, rispettivamente ad di Tecnomatic Group e Dallara.

Secondo Perego il primo elemento è comprendere cos’è industria 4.0: «Nel passato le grandi rivoluzioni – motore a vapore, catena di montaggio, macchine a controllo logico programmabili – hanno cambiato produzione e lavoro in un lungo arco di tempo. Oggi il paradigma cambia in modo velocissimo e non possiamo prevedere dove ci porterà il 4.0. Siamo di fronte a robot collaborativi, nuove interfaccia uomo macchina, internet delle cose e big data analytics, che modificano la catena di creazione e produzione del prodotto, coinvolgendo anche il consumatore finale. Questo cambiamento», spiega il relatore, « è epocale per un pase manifatturiero come l’Italia, il secondo in Europa e l’ottavo al mondo. In un nostro studio del 2016 su 250 medie e grandi imprese intervistate, abbiamo trovato operative 850 applicazioni 4.0, una media di tre quattro a impresa». Il futuro c’è già e, secondo Perego, dobbiamo già pensare a quali nuovi tipi di professionalità creeranno queste applicazioni e quante persone dovranno essere riqualificate o formate per svolgere qui compiti.

Il case history di Tecnomatic, azienda marchigiana del settore automotive, presentato da Pontremil, dice, però, che l’innovazione tecnologica non ha diminuito i posti di lavoro. Anzi, ha reso disponibili più persone e più tempo per il lavoro di ricerca e miglioramento del prodotto: «Soprattutto i nuovi modi analisi e controllo del ciclo spingono verso l’economia circolare. Si riutilizza di più, si spreca meno e abbiamo meno bisogno di materie prime».

Anche la Dallara, che produce tutte le auto da corsa in circolazione in F3, F2, formula Indy e in tutte le categorie corsa commerciali, eccetto la F1, l’industria 4.0 ha cambiato lo stesso modo di pensare dell’azienda: «Di fatto lavoriamo sulla dinamica del veicolo con i super computer, sull’aerodinamica con la galleria del vento e la fibra di carbonio per telai. Quello che ha modificato, però, il nostro modo di essere azienda è il simulatore di guida, gestito da super PC e software avanzatissimi. Grazie ad esso non costruiamo più prototipi da testare in pista. Quando l’auto va in strada è pronta basta ottimizzarla. Quando io e l’ingegnere Dallara chiedemmo in azienda di costruire un simulatore che ci consentisse di farlo, la risposta fu: sarebbe bellissimo ma non si può fare. Assumemmo 10 neo laureati e loro lo costruirono. Non sapevano che non si poteva fare». Anche in un’impresa 4.0. l’innovazione, almeno per ora, parte dalla persona.

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