Individuo, spazio, tempo, il luogo di un lavoro per un nuovo umanesimo

Press Meeting

Rimini, 24 agosto 2015 – Al centro dei dibattiti e della discussione del Meeting 2016 troviamo il cambiamento epocale che la nostra società sta vivendo e soprattutto iniziando ad affrontare. Il tema riguarda economia, politica, mondo del lavoro, educazione, ogni aspetto della dimensione pubblica e privata della vita di ognuno di noi. Anche i luoghi del lavoro, gli spazi in cui ognuno di noi trascorre la parte se non più importante certamente più estesa della sua esistenza, non sfuggono a questa necessità. Anche gli uffici, i loro mobili, la loro progettazione sta cambiando e aprono nuove dimensioni di rapporto tra individuo, ambiente di lavoro e persone con cui collabora.
Di questo si parlato nell’appuntamento di oggi di “Un caffè con…”, il programma di incontri promosso e organizzato da FederlegnoArredo (Pad. C1) “Individuo, spazio, tempo, il luogo di lavoro per un nuovo umanesimo”, moderato da Giovanni De Ponti, direttore generale di FedrlegnoArredo, con due firme internazionali della realizzazione e progettazione di uffici, Marco Predari presidente di Assufficio e Cristina Cutrona di Revalue. Con loro il padovano Nicola Boscoletto, presidente del consorzio Giotto, una delle realtà più importanti del nostro Pase nel campo della formazione e del reinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
“Le forme e i modi del lavoro si stanno modificando e anche il contenitore destinato a ospitarli sta subendo una trasformazione. Al centro dei nuovi ambienti si colloca la persona. Gli strumenti che utilizza, i mobili che adopera devono essere adeguati a questo nuovo concetto – ha spiegato Marco Predari – insieme all’architetto Michele de Lucchi abbiamo appena presentato al Salone dell’Ufficio uno spazio di 1600 mq che ribalta il concetto tradizionale di working area. Niente a che vedere con open space o le stanze chiuse, in questa proposta che ha raccolto interesse in tutto il mondo, abbiamo realizzato un luogo dove le aree di relazione tra le persone sono più importanti di ogni postazione lavoro”. Parlare, quindi di “nuovo umanesimo” non appare per niente fuori luogo neppure nel campo della progettazione di un ufficio e appare, invece, in linea con la nuova organizzazione del lavoro e di valorizzazione delle risorse umane in atto in molte imprese.
“I nuovi processi organizzativi stanno passando da un’impostazione gerarchica e di controllo a una basata su fiducia e leadership del gruppo – ha sottolineato Cristina Cutrona, impegnata nei progetti di nuova progettazione degli ambienti ufficio per imprese come Microsoft, Facebook, Samsung – oggi si lavora per obiettivi, con team multidisciplinari, dove il rapporto tra le persone è base essenziale del risultato finale. L’abituale concetto di work station individuale non è più sufficiente e il nostro compito deve essere trovare soluzioni e risposte nuove e diverse dal passato”.
Nicola Boscoletto ha quindi offerto una testimonianza in arrivo da un luogo, un ambiente estremo, radicale e diverso come il carcere. Il Consorzio Giotto opera, infatti, all’interno della casa di reclusione di Padova. Dal ’91 a oggi ha inserito nel mondo del lavoro più di 500 detenuti e con straordinari risultati. Il tasso di recidiva, cioè di coloro compiono nuovamente reati dopo la detenzione, è normalmente attorno al 70% dei soggetti. Invece, si riduce al solo 2/3% per chi viene formato (9 mesi di durata media), viene assunto con un normale contratto di lavoro da una delle cooperative sociali del Consorzio e poi inserito in un contesto lavorativo anche all’esterno grazie alle misure alternative al carcere.
“In ogni ambiente di lavoro, non importa dove questo si trovi, in un nuovo palazzo o in un carcere, l’elemento più importante è sempre e comunque la persona – ha concluso Nicola Boscoletto – oggi offriamo lavoro a più di 140 tra detenuti o disabili e mi piace pensare che da luoghi difficili come il carcere, da persone apparentemente meno ‘performanti’ arrivi un messaggio che dice che come anche in condizioni difficili si fanno cose buone”.
Spesso chi visita i laboratori professionali del carcere di Padova dice a Boscoletto: “Quanto fate è eccezionale”. A lui però l’affermazione non piace: “Noi facciamo cose normali, facciamo solo quello che è scritto nella costituzione, facciamo ciò che si deve per aiutare chi è in difficoltà. Non dobbiamo pensare a qualcosa che dovrebbe essere normale come qualcosa di eccezionale”. Per lui il segreto è semplice: “Quando metti al centro di una cosa le persone, accadono sempre buone cose”. Anche in un carcere.

(C.B.)

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