Il libro di Albacete (“Attrazione per l’infinito”, edito da Marietti), ha detto Camillo Fornasieri introducendo l’incontro, è nato da una serie di domande rivolte al sacerdote nel corso del programma “Frontline” della televisione statunitense CBS. Luigi Amicone, direttore di “Tempi”, settimanale con il quale lo stesso Albacete collabora, si è rammaricato del fatto che l’editore non abbia conservato il titolo dell’originale inglese, “God at the Ritz Hotel” (“Dio al Ritz Hotel”), più vicino allo stile e all’ironia del testo. “Un libro – ha detto Amicone – unico, che esprime meglio di ogni altro la frase di Jean Guitton secondo cui è ragionevole sottomettere la ragione all’esperienza”. Ne emerge con evidenza che il cristianesimo non è una sorta di appendice alla vita, né una forma di “coscienza capovolta”, ma un’esperienza interamente documentabile all’interno della vita umana. “Tutto ciò che è umano è cristiano”: questo si evince dalla lettura, incoraggiata dalla sinteticità e dalla freschezza del linguaggio. È netto il contrasto con tanta letteratura “pia e apologetica”, preoccupata di difendere la nostalgia di una bontà lontana o irrimediabilmente perduta: colpisce l’”affronto aperto della sofferenza”, vissuta con una religiosità che è “appannaggio di tutta l’esperienza della ragione e del sentimento dell’uomo”.
Icastico l’intervento di Albacete: “Due sono gli scopi del libro: la gloria di Dio e fare soldi: compratelo!”. Ha poi ringraziato don Giussani (cui è dedicato il testo), per l’invito che gli ha personalmente rivolto a “cercare di capire cosa cercano le persone e trovare lo stesso desiderio in sé”: senza questo, inevitabilmente le sue risposte ai giornalisti sarebbero state “teoriche, da intellettuale”, e non il sorprendente avvenimento da cui è nato il libro.
M.C.
Rimini, 28 agosto 2003