“Ho incontrato don Giussani tre volte. Mi ha impressionato la sua voce rauca e allo stesso tempo calda. Quel tono ti faceva sentire di stare con un amico. Prego con tutta l’anima perché sia dimostrata la sua grande fedeltà alla Chiesa e al Papa, nel desiderio che la sua causa di beatificazione possa arrivare presto a buon fine”. Un applauso scrosciante ha accolto le parole d’affetto del prelato dell’Opus Dei, Javier Echevarría Rodríguez, relatore d’eccezione all’incontro “In cammino verso Emmaus, per tutte le strade del mondo”, introdotto da Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Cl, alle 15 nella sala D3 del Meeting.
“Oggi siamo qui – ha spiegato Fontolan – per fare un viaggio nel mondo dell’Opera”. Nata nel 1928 da Josemaría Escrivá de Balaguer, oggi l’Opus Dei è una prelatura personale della Chiesa che conta circa ventimila laici e duemila sacerdoti. Monsignor Echevarría è il terzo prelato dell’Opera, successore di Alvaro del Portillo – che sarà presto proclamato beato – e secondo successore di Escrivà, canonizzato nel 2002.
“L’argomento di questo Meeting sono le periferie – ha spiegato Echevarría – l’Opus Dei ha iniziato la sua strada proprio tra i poveri e i malati, nelle periferie esistenziali, ma anche tra gli intellettuali e gli studenti. La forza umana dell’Opus Dei sono stati i sofferenti. È importante – prosegue il prelato – che ogni giorno non solo abbiamo carità per quelli che incontriamo, ma anche che preghiamo per tutti”. Per capire come amare e per essere testimoni del Maestro bisogna arrivare in fondo alla nostra periferia personale e spirituale. “Negli anni Sessanta ci fu una catastrofe in Bangladesh – ha proseguito Echevarría – San Josemaría si mise davanti al telegiornale per condividere le sofferenze di quel popolo così lontano. Per lui il Bangladesh non era lontano. Per questo capisco il Papa quando dice di andare alle periferie esistenziali delle persone, perché un cristiano coerente deve essere vicino con la preghiera a tutte le persone”.
L’importanza della preghiera è un punto fondamentale del suo discorso. “In uno degli episodi della vita di san Josemaría – racconta il prelato dell’Opera – a Madrid veniva pubblicato un giornale anticattolico che faceva molti danni. Escrivá chiese ad una donna di pregare per una sua intenzione, che era proprio la chiusura di quel giornale. Anni dopo il giornale crollò grazie alle preghiere di quella povera donna malata di mente”. È l’esempio dei santi che deve illuminarci. Parlando del suo predecessore, Echevarría ha rivelato che “questo desiderio di andare alle periferie lo coltivava anche monsignor Álvaro del Portillo, andando in mezzo ai poveri di Madrid. Il contatto con la miseria e l’abbandono produce una grande scossa spirituale”.
Il prelato nell’ultima parte del suo intervento ha ricordato alcune strutture e progetti che portano avanti i fedeli della Prelatura con la collaborazione di varie altre persone, soprattutto in campo sanitario. Tra queste l’Università Campus Bio-Medico di Roma, con il policlinico e le facoltà di medicina, scienze infermieristiche e ingegneria biomedica, capace di accogliere 400 pazienti e con 18 sale operatorie. “L’Università offre otto corsi di laurea – ha ricordato – ha più di mille studenti e il policlinico assiste migliaia di persone”.
Altrettanto significativa la seconda iniziativa, situata in Africa: è il Centre Hospitalier Monkole, sorto nella periferia di Kinshasa in occasione di un viaggio di monsignor del Portillo in Congo nel 1989. Oggi il centro Monkole offre assistenza medica specialistica (in ginecologia, chirurgia, medicina interna e pediatria) in regime ambulatoriale o di ricovero ospedaliero e promuove l’educazione sanitaria, specialmente in questioni riguardanti malattie particolarmente diffuse. “Sono anche associati all’ospedale – ha precisato Echevarría – una scuola che ogni anno forma cinquanta nuove infermiere e un centro di formazione continua per medici. Si realizzano più di 50mila visite mediche annuali”.
Spiazzante infine la risposta del prelato dell’Opus Dei alla domanda di Fontolan sull’atteggiamento da tenere di fronte ai drammi umani che si consumano nelle periferie del mondo: “Non leggete il giornale senza metterci l’anima. Le sofferenze del mondo sono cose che ci riguardano in pieno”. San Josemaría diceva: ”Il mondo non mi è estraneo, anzi mi è vicino”.
(D.S., C.R.)