Rimini, martedì 21 agosto – Storie di grandi imprenditori che hanno fatto della responsabilità d’impresa e del rispetto per il prossimo le priorità nella loro professione e nella vita. Nell’incontro delle 15, in sala Neri UnipolSai, dal titolo “Imprese e occupazione nelle filiere agricole e forestali”, i cinque relatori intervenuti hanno raccontato di sé e delle loro aziende partendo da questi principi: Stefano Berni, direttore generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano; Paolo De Castro, vice presidente della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo; Alessandro Malavolti, presidente FederUnacoma; Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti; Nicola Semeraro, presidente Consorzio Rilegno. Ad introdurre gli interventi, Camillo Gardini, presidente Cdo Agroalimentare.
“Il consorzio Grana Padano – dice Berni – nasce per dare valore al territorio, agli allevatori e ai loro prodotti”. Sembra una cosa scontata, ma non lo è, in quanto oltre a creare valore crea reddito e posti di lavoro. “In vent’anni – prosegue – il consorzio è passato da quaranta addetti a 120 di oggi; soltanto gli ispettori, pagati da noi, che controllano la qualità e la genuinità della filiera del grattugiato (il settore rappresenta oltre il trenta per cento sul totale di prodotto) sono sessanta”. Per sottolineare la prosperità della filiera del Grana, Berni snocciola alcuni numeri: 4300 allevatori, 190 stalle dislocate fra Veneto, Emilia, Piemonte, Lombardia, Veneto con oltre 40mila addetti coinvolti; la crescita produttiva degli ultimi anni è del quaranta per cento con un aumento esponenziale dell’export. “Concludo con un appello: aiutiamoci nella lotta alla contraffazione, una piaga purtroppo ancora molto diffusa, faremo del bene agli agricoltori ma anche ai consumatori”.
Di riciclo del legno, comparto in forte espansione, ha parlato Semeraro, a capo di Rilegno, consorzio che collabora nell’organizzazione del convegno. “Il settore ha un valore di mercato di tre milioni di euro, alla raccolta degli imballaggi sono dislocate nel paese quattrocento piattaforme private; anche i 4500 comuni consorziati fanno la loro parte e recuperano 500mila tonnellate di materiali, complessivamente il materiale legnoso che va al riciclo è di un milione 800mila tonnellate”. Numeri importanti che non passano inosservati. A margine del convegno Semeraro lancia la proposta di collaborazione fra Rilegno e la filiera agricola per produrre imballaggi bio per l’ortofrutta; il messaggio viene colto da Coldiretti, se ne riparlerà in un successivo tavolo di lavoro.
L’intervento di Malavolti è incentrato sulle storie della propria azienda, ereditata dal padre Luciano, marchio affermato a livello internazionale per gli accessori e ricambi alle macchine agricole, e della azienda Amilcare Merlo, società per azioni fondata nel 1964 con la moglie Natalina a Cuneo. Sono storie straordinarie. “La Merlo nasce dall’intuizione del grande imprenditore – dice il relatore – che nel ’64 realizza un piccolo trattore per il trasporto di sabbia, nel ’78 l’allora Scià di Persia richiede a Merlo una commessa per ottenere duecento “Dumper”, mezzi per l’impiego in edilizia, impegnandosi a pagarla con una nave di petrolio”. È la svolta. Oggi la Merlo è azienda leader al mondo nella costruzione di macchine e mezzi ad elevata tecnologia in agricoltura ed edilizia. “Da Amilcare a da mio padre – conclude Malavolti – ho imparato la passione per il lavoro, per la qualità dei nostri prodotti, l’impegno e la dedizione per gli agricoltori”. L’azienda AMA di Reggio Emilia ha un fatturato annuo di circa 160 milioni di euro, sedici unità produttive di cui tredici in Italia.
Moncalvo, 38 anni, a capo dell’importante organizzazione degli agricoltori, è un uomo che viene dalla terra e ne capisce i problemi. “Nel ’98 – racconta – quando sono uscito dal liceo non si parlava come oggi di cibo, di made in Italy, di agricoltura; oggi gli agricoltori hanno un’età media di 35 anni, senza la multifunzionalità non si sarebbe fatto nulla”. Con il progetto mercati di Campagna Amica, Coldiretti ha portato i prodotti della terra in tutte le città italiane dando lavoro a 20mila imprese.
“L’export di prodotti tipici e food ha un valore di 41 miliardi di euro. Con la sottoscrizione dei contratti di filiera fra mondo produttivo e aziende – conclude – abbiamo avviato prospettive di lavoro pluriennali, stabilito premi sulla qualità, prezzi minimi garantiti a tutela degli agricoltori”. Coldiretti ha infine impostato importanti progetti di filiera per grano, olio e carne bovina.
Paolo De Castro, in conclusione, rilancia l’importante ruolo dell’Europa in materia di agricoltura. “I vari ambiti, consiglio, commissione, parlamento, sono fatti di italiani e per gli italiani”. Poi ricorda le direttive in favore delle piccolemedie imprese, e in particolare per quelle composte da giovani. E conclude: “Non dimentichiamo che il marchio dop, che ritroviamo su tanti nostri prodotti tipici di successo, è nato da una direttiva europea”.
(G.G.)