WELFARE AZIENDALE, LOTTA ALLO STRESS LAVORATIVO E ALTRO AL CENTRO DI UN INCONTRO CON I PROTAGONISTI
Rimini, 23 agosto – «Vivere a compartimenti stagni può portare a un’alienazione che certamente ci allontana da una vita felice, ricca e creativa. La stessa persona che si sveglia la mattina e fa colazione con sua moglie o suo marito è la stessa che va in ufficio, la stessa persona che torna a casa tardi per chiudere un progetto, è la stessa che poi proverà senza impacciarsi a rispondere alla domanda di suo figlio “ma papà, tu che lavoro fai?”. Tutte queste dimensioni si intrecciano». Ha dato inizio così alla discussione che si è tenuta in Arena Cdo for Innovation D3 Nicola Varcasia, responsabile comunicazione Cdo, con a tema la conciliazione tra vita professionale e vita privata in connessione al welfare aziendale.
Emmanuele Massagli, presidente Adapt e Aiwa Associazione Italiana Welfare Aziendale, ha iniziato definendo cosa si intende per welfare aziendale e come stia prendendo sempre più piede in Italia: «È uno strumento importantissimo che può portare innovazione nelle imprese: è l’insieme di beni, prestazioni e opere di servizio offerte al dipendente in natura o sotto forma di rimborso spese aventi finalità di rilevanza sociale e per questo esclusi in tutto o in parte dal reddito di lavoro dipendente. Il numero di aziende che dà vita ad un piano di welfare aziendale cresce del 75 per cento l’anno, nonostante ad oggi non esista welfare aziendale nel pubblico. I servizi più scelti sono di gran lunga le prestazioni di assistenza sanitaria integrativa, il tempo libero, integrazione, cultura, le misure per l’infanzia e l’educazione e l’assistenza a familiari disabili o anziani, ambiti perciò rivolti anche ai familiari dei dipendenti».
Laura Tolosi, responsabile marketing Eudaimon, ha aggiunto: «La scelta dell’azienda di compiere azioni di community welfare va a incidere concretamente sulla work-life balance dei singoli dipendenti e tutto parte dall’ascolto dei loro bisogni, senza il quale si incorre nel rischio di sprecare risorse. Oggi è cambiato il modo di lavorare delle persone, molto più pesante a livello mentale rispetto al passato. Più di 5 milioni di persone, secondo un rapporto del Censis, si dichiarano stressate sul proprio luogo di lavoro, più di 4 milioni che non riescono a gestire le proprie passioni e hobby perché troppo impegnate, e più di 2 milioni hanno conflitti a casa derivanti dallo stress lavorativo. Oggi le aziende stanno iniziando a cogliere la necessità di un welfare più sociale e non strettamente legato a un’erogazione di tipo finanziario».
Jana Merunková, co-fondatrice e direttore yourchance, ha raccontato la propria esperienza nello sviluppo della sua società non profit: «I valori che abbiamo seguito per lanciare il nostro progetto: leadership, qualità e competenza, obiettivi sostenibili, lotta contro la povertà e educazione. Oggi riusciamo ad accompagnare le persone a buoni livelli di prosperità personale e i nostri valori vengono messi in pratica nella vita quotidiana. Celebriamo insieme i nostri successi individuali e di gruppo e, come mi piace dire spesso, noi in un certo senso viziamo i nostri figli quando raggiungiamo i nostri obiettivi».
Gigi Gianola, responsabile Fabbrica per l’Eccellenza, ha raccontato: «Le politiche rivolte al tema delle famiglie e del lavoro sono per tutti, non soltanto per le grandi aziende e le medie aziende, ma vale per tutti, dagli studi professionali ad ognuno di noi. Famiglia e impresa sono due facce della stessa medaglia: piccole, medie e grandi aziende in Italia hanno ancora a capo delle famiglie. Sostenere la famiglia significa sostenere l’impresa e sostenere l’impresa significa sostenere le famiglie e i propri dipendenti. Come me, tanti imprenditori continuano non soltanto attraverso le regole, ma anche attraverso l’esperienza e il racconto a trasmettere ai propri figli la bellezza del lavoro e quindi favorire la continuità del proprio lavoro in azienda. È un costante lavoro quotidiano quello di dialogare con i nostri figli, ed è la costante continua che ho trovato nel rapporto tra imprenditori e figli, ma anche tra imprenditori e dipendenti. È fondamentale, soprattutto oggi, trattare i membri della propria organizzazione come se fossero una famiglia».
(C.R.)
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