Il volto nell’arte

Redazione Web

LO SGUARDO COME ORIGINE DELL’ARTE OCCIDENTALE

 

Rimini, 19 agosto – Nel Salone Intesa Sanpaolo B3 lo scrittore Luca Doninelli ha introdotto un incontro sui volti dell’arte, sottolineando il legame intrinseco con il titolo del Meeting di quest’anno. Infatti l’arte, ogni arte, nasce sempre da uno sguardo, da uno stupore che viene dal guardare. Doninelli ha evidenziato che tutta l’arte occidentale parte «dalla ricerca di una luce non propria, nonostante la personalità dell’artista. L’opera d’arte ci sorprende perché per primo l’artista ha avuto questa sorpresa. È il misurarsi con qualcosa che non sono io, che è il tormento dell’arte da sempre. Tutta l’arte ha origine dallo sguardo di Dio, cioè da qualcosa che è lontano da noi ma che viene avvertito nel modo più umano possibile (la nascita di un bambino). È insieme una storia umana e divina. E dentro questa storia si è formata tutta l’arte della nostra civiltà».

È intervenuto poi monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, sottolineando che il punto di partenza sia del tema del Meeting che dell’incontro è la Veronica, la donna che ha avuto il desiderio di vedere Gesù e che gli ha deterso il volto sporco di sangue con un panno:  «Il nostro nome viene da ciò che si fissa». Ricollegandosi, poi, alla mostra “Si aprì una porta nel cielo. La cattedrale di Monreale”, nel padiglione A1, ha proiettato immagini di dettagli dei mosaici del meraviglioso duomo, permettendo di guardare da vicino la bellezza dei volti rappresentati. I mosaici di Monreale sono infatti una costellazione di volti, di sguardi. L’arcivescovo, citando le parole del suo predecessore Salvatore Di Cristina, ha affermato: «Se c’è un monumento creato dai cristiani per lasciarsi guardare da Cristo è il Duomo di Monreale. I volti dei tanti personaggi sono un prolungamento dello sguardo di Cristo. È un lasciarsi guardare da altri volti che ci dicono il volto di Cristo».

È intervenuto poi Giuseppe Frangi, presidente dell’associazione Giovanni Testori, che ci ha ricordato che «che il cristianesimo si comunica attraverso tutti i sensi, ma soprattutto attraverso il guardare».  Frangi ha traghettato il pubblico in un suggestivo viaggio attraverso gli sguardi dell’arte, partendo dalla Santa Veronica di El Greco. «Veronica è la vera icona che guarda Gesù, perché riconosce la radice del proprio essere», ha spiegato. «Ma non l’ha solo guardata, l’ha anche fissata nel lenzuolo che permette a noi di fissare il volto di Cristo». Il relatore ha poi insistito sul fissare come esperienza dinamica: «Se la ragione di un’immagine è permetterci di ripetere l’esperienza del guardare, esiste anche la libertà dell’artista, che ci dà qualcosa di nuovo e di mai visto».

Il viaggio visivo è proseguito con L’incredulità di San Tommaso di Caravaggio, dove, ha fatto notare Frangi, «è lo sguardo che perfora il costato più del dito». Sono stati proiettati anche alcuni dettagli dei volti della Cappella degli Scrovegni di Giotto, come L’incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro, dove «i due volti si toccano, con un bacio intenso, fisico e da loro si genera la ragazza immacolata»,  ha continuato il relatore, che ha ricordato la densità immensa dell’immagine in cui ciascuno di noi si ritrova: «È un piacersi che non conosce stanchezza malgrado l’età».

Il pubblico si è poi incantato di fronte alle opere di Donatello, Raffaello, Velázquez, Vermeer, Rembrandt, Bellini, Pontorno e infine Alberto Giacometti. Frangi ha scelto di concludere questo viaggio con un artista del nostro tempo per mostrare che non si è trattato di un «percorso sospeso, finito, legato al passato, ma che vive ancora nell’audacia di artisti che ci guardano negli occhi, come Giacometti, con uno sguardo perforante, e ci chiedono di balbettare di nuovo una preghiera».

(F.M.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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