Rimini, 22 agosto 2024 – “Il vero segreto dell’evoluzione: dalla competizione alla collaborazione” è l’evento svoltosi alle ore 17:00 nella Sala Conai A2 della Fiera di Rimini.
È stato esplorato il tema dell’evoluzione della vita sulla Terra, riflettendo sull’importanza della collaborazione come forza motrice fondamentale per lo sviluppo delle specie viventi. All’incontro, organizzato con il sostegno dell’Associazione Italiana Centri Culturali, hanno partecipato Evandro Agazzi, filosofo e logico italiano; Carlo Bellieni, docente di Pediatria all’Università di Siena; Pier Francesco Ferrari, direttore dell’Institut des Sciences Cognitives Marc Jeannerod, CNRS di Lione; e Lourdes Velazquez, professoressa di Filosofia e Bioetica all’Università Panamericana (Messico). La moderazione è stata affidata a Letizia Bardazzi, presidente dell’Associazione Italiana Centri Culturali.
Dalla competizione alla collaborazione: un cambio di paradigma
Bardazzi ha così introdotto la discussione: «Oggi parliamo dell’affascinante tema dell’evoluzione della vita sulla Terra nel cammino della storia. Partendo da alcuni dati ed evidenze scientifiche, scopriremo che la vita sulla Terra non si è sviluppata solo tramite la lotta per la sopravvivenza, ma anche tramite una collaborazione reciproca e un dialogo costruttivo con l’ambiente».
Questa prospettiva innovativa mette in discussione i pregiudizi ancora presenti nella narrativa tradizionale dell’evoluzione, dove la competizione è stata spesso presentata come l’unica forza trainante. Il libro “Il vero segreto dell’evoluzione: dal conflitto alla collaborazione”, curato da due dei relatori presenti, Bellieni e Velazquez, è stato citato come una risorsa fondamentale per comprendere le nuove frontiere della biologia e dell’epigenetica, che rivelano la centralità della collaborazione nella natura.
Bardazzi ha sottolineato come il dibattito sia stato organizzato con l’obiettivo di sfatare molti dei miti tradizionali sull’evoluzione, mostrando invece come la cooperazione, l’interazione e la solidarietà tra specie siano fattori chiave nell’adattamento e nella sopravvivenza. La sua introduzione ha preparato il terreno per un dialogo ricco e stimolante, invitando i relatori a condividere le loro ricerche e le loro riflessioni su un tema che non è solo scientifico, ma anche profondamente etico e filosofico.
Evoluzione e collaborazione: nuove evidenze scientifiche
Bellieni ha approfondito le ultime scoperte in biologia e epigenetica, che rivelano come la collaborazione sia un elemento essenziale nell’evoluzione delle specie: «La scienza ci dice che la competizione non è l’unica forza in gioco nell’evoluzione. Anzi, la collaborazione è altrettanto importante, se non di più». Ha spiegato come il DNA delle specie si adatti all’ambiente e conviva con altre specie senza aggredirle, ma accogliendole e proliferando insieme. Ha illustrato, con l’ausilio di diapositive, il modo in cui alcuni batteri trasmettano la loro capacità di resistere agli antibiotici ad altri batteri attraverso il trasferimento di pezzi di DNA, un esempio chiaro di collaborazione a livello microscopico che mette in discussione l’idea della pura casualità evolutiva.
Bellieni ha inoltre evidenziato la simbiosi presente nelle nostre cellule, dove i mitocondri, un tempo batteri autonomi, vivono ora in perfetta armonia all’interno delle cellule umane. Questo esempio di simbiosi non è solo una curiosità scientifica, ma rappresenta una delle basi fondamentali della vita come la conosciamo oggi. Il suo discorso ha poi esplorato l’epigenetica, un campo di studi che dimostra come l’ambiente influenzi il DNA, attivando o silenziando geni specifici. «L’epigenetica ci insegna che l’ambiente collabora con il DNA, e questo ha profonde implicazioni per come comprendiamo l’evoluzione», ha affermato Bellieni, sottolineando che questo approccio rivela una dimensione collaborativa nella natura che va oltre la mera competizione per la sopravvivenza.
È stata richiamata, infine, la necessità di rivedere come l’evoluzione viene insegnata nelle scuole, proponendo una visione che includa non solo la competizione, ma anche la cooperazione come fattore determinante. Bellieni ha citato esempi di mutazioni interdipendenti, come quelle del pesce pagliaccio e dell’anemone, che mostrano come due specie diverse possano evolversi insieme per il reciproco beneficio: «Se continuiamo a guardare all’evoluzione solo come una battaglia per la sopravvivenza, stiamo perdendo una parte fondamentale della storia della vita sulla Terra», ha concluso.
La dimensione sociale e cognitiva della collaborazione
Ferrari ha arricchito la discussione spostando l’attenzione sul comportamento sociale e cognitivo degli animali, in particolare dei primati, come esempio di collaborazione evolutiva. «La nostra evoluzione mostra che esistono diverse motivazioni nella nostra natura che ci spingono ad essere egoisti o cooperativi», ha spiegato, introducendo il concetto di “paradosso della pace e della violenza”. Ha evidenziato come, nonostante la presenza di geni legati all’aggressività, gli animali – compresi gli esseri umani – mostrino una naturale predisposizione alla cooperazione e all’empatia. Ferrari ha illustrato come gli studi sui primati dimostrino che la tolleranza e la cooperazione emergono in contesti sociali complessi, contribuendo a rafforzare i legami all’interno delle comunità e a migliorare le capacità di sopravvivenza.
Ferrari ha inoltre descritto il fenomeno dei neuroni specchio, scoperti dal team di ricerca dell’Università di Parma, come una base neurologica dell’empatia. «Questi neuroni si attivano sia quando osserviamo un comportamento o un’emozione in un altro, sia quando noi stessi sperimentiamo la stessa emozione», ha spiegato, sottolineando l’importanza dell’empatia nella costruzione di società cooperative. Ha presentato studi che dimostrano come l’empatia possa essere modulata dall’esperienza e dall’interazione sociale, e come le prime relazioni influenzino lo sviluppo delle competenze sociali e cognitive.
Il relatore ha anche affrontato il tema delle prime relazioni durante lo sviluppo, sottolineando come queste abbiano un impatto duraturo sulla struttura cerebrale e sulle capacità sociali degli individui. «L’ambiente in cui cresciamo, e in particolare le cure parentali che riceviamo nei primi anni di vita, possono avere effetti profondi sulle nostre capacità empatiche e cooperative», ha affermato, presentando studi che mostrano come l’epigenetica moduli l’espressione dei geni in risposta alle esperienze precoci. Ferrari ha concluso il suo intervento con un richiamo alla responsabilità sociale: «Comprendere l’importanza della collaborazione e dell’empatia non è solo una questione scientifica, ma anche etica. Dobbiamo lavorare per costruire società più inclusive e cooperative, che riflettano i migliori aspetti della nostra natura evolutiva».
Le implicazioni filosofiche ed etiche della collaborazione
Agazzi ha poi esplorato le implicazioni filosofiche della cooperazione nell’evoluzione: «La collaborazione non è solo un fenomeno naturale, ma ha anche profonde implicazioni etiche», ha affermato, e il pensiero di tutti è andato a come questa prospettiva possa contribuire a una visione più inclusiva e rispettosa della dignità umana. Sono state criticate, poi, le visioni riduzioniste che associano il valore umano unicamente alla competizione e alla supremazia, e propongono un approccio che valorizza la collaborazione e la solidarietà come principi fondamentali della convivenza sociale.
Agazzi ha inoltre discusso del ruolo della filosofia nell’interpretare e integrare le scoperte scientifiche nel dibattito etico contemporaneo: per lui, la filosofia offre strumenti per comprendere meglio le dinamiche evolutive e le loro implicazioni per la società umana. Egli ha poi citato l’importanza di superare i pregiudizi culturali e scientifici che hanno storicamente ridotto il ruolo della collaborazione nell’evoluzione, invitando a un ripensamento delle teorie evolutive alla luce delle nuove evidenze scientifiche.
Le implicazioni bioetiche della collaborazione evolutiva
Velazquez ha chiuso il convegno con una riflessione sulle implicazioni bioetiche della collaborazione evolutiva, ponendo particolare attenzione alla questione dei diritti umani e alla dignità delle donne. «La narrazione dell’evoluzione deve essere rivista almeno in parte per riflettere la realtà della collaborazione e dell’integrazione», ha affermato, sottolineando l’importanza di un approccio che riconosca la diversità e il valore intrinseco di ogni individuo. Ha criticato le concezioni tradizionali che hanno relegato le donne a un ruolo subordinato, evidenziando come una comprensione più profonda della collaborazione naturale possa contribuire a una maggiore equità e giustizia sociale.
Velazquez ha infine evidenziato l’importanza di includere nel dibattito scientifico ed etico una prospettiva di genere, che riconosca le specificità e i contributi delle donne nell’evoluzione della società. Ha invitato a riflettere su come la collaborazione possa essere un modello non solo biologico, ma anche sociale, per costruire una convivenza più giusta e rispettosa delle differenze.
Dal tavolo della discussione è arrivato quindi un invito a riconsiderare la nostra comprensione dell’evoluzione e della natura umana, valorizzando la cooperazione come elemento centrale per il progresso non solo biologico, ma anche sociale ed etico. Bardazzi ha ringraziato i relatori per le loro intuizioni e ha invitato il pubblico a riflettere sulle profonde implicazioni di quanto discusso.