Il Venezuela sprofonda: “Ma la prima povertà è la mancanza di speranza”

Redazione Web

OGGI LA PRESENTAZIONE DEL CRUDO DOCUMENTARIO DELLA GIORNALISTA DI MARINELLYS TREMAMUNNO

 

Rimini, 21 agosto – È decisamente la “resilienza” la grande protagonista del tormentato Venezuela dei nostri giorni. Emerge con forza dal documentario di Marinellys Tremamunno presentato oggi nell’Arena Percorsi A2. La resilienza è la capacità di un individuo di superare uno stato di avanzata difficoltà. Nell’incontro con la giornalista di origini italiane però più che di un individuo si è parlato di un popolo. Un popolo di cui ormai l’87 per cento vive in povertà quasi assoluta.

Il documentario ha mostrato la gravità della dimensione alimentare del Venezuela, entrando prima nella casa di una famiglia media e poi indagando l’operato delle istituzioni religiose, in particolare la Caritas, che cercano di procurare cibo per la nazione. La situazione alimentare è disastrosa: chi è più ricco riesce a dar da mangiare ai propri figli quasi sempre due volte al giorno e li nutre, dato il prezzo esorbitante della carne, di sola verdura, mentre i più poveri si nutrono di scarti.

Ma cosa si cela all’origine di questa crisi? Per cominciare, ha sottolineato Tremamunno, la crisi del paese non è solo alimentare o economica, ma prima di tutto si tratta di un crollo delle speranze. Infatti, più volte nel documentario si è sentito parlare di mancanza di futuro: «Ed è vero! I venezuelani sono colpiti moralmente. Hanno perso la loro dignità. Purtroppo quelli che rimangono non hanno più futuro» ha detto Tremamunno. Lei stessa oggi ha raccontato come, in occasione del suo ritorno in Venezuela, avesse desiderato in più situazioni avere una telecamera per riprendere tutto di un paese che era stato ricco e pieno di occasioni. «Sono arrivata e ho visto una nazione ferma nel tempo. C’era una macchina che andava avanti senza le ruote anteriori».

Quanto ha influito la politica in tutto il disagio che è venuto a crearsi? «Il Venezuela è sotto un regime dittatoriale. Negli anni Novanta avevamo una democrazia con alternanza bipartitica. La situazione era più o meno come quella di adesso in Italia, sussisteva un generale malcontento della popolazione. Chávez ha fatto due colpi di stato: quando il primo è fallito hanno commesso l’errore di farlo parlare in televisione e le sue parole di rinnovamento sono rimaste nelle menti della popolazione. Così, al secondo colpo di stato, è stato eletto, ha raggiunto un numero altissimo di voti. Chávez ha creato un sistema autocratico, con una fortissima presenza dello Stato nelle vite dei cittadini» ha spiegato la giornalista.

Il Venezuela è un paese ricchissimo di petrolio e al rialzo dei suoi prezzi ha investito in molteplici “missiones” che hanno reso il popolo sempre più schiavo del governo dominante. Nel momento in cui il prezzo del petrolio è crollato è cominciato il dramma della recessione. «Poi è arrivato Maduro e siamo passati da autocrazia a dittatura, iniziando a reprimere con la violenza».

La situazione del Venezuela non è unica nella storia: non mancano infatti esempi di paesi benestanti caduti nel baratro. Non a caso, quando i partecipanti all’incontro si stavano già alzando, la Tremamunno ha inviato il suo monito finale: «Dobbiamo evitare che queste situazioni si ripetano in altre parti del mondo».

 

(A.F.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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