Rimini, 23 agosto 2017 – Alle ore 12.30, in un gremito Spazio “What? Macchine che imparano?” Piazza A5/C5, Novella Sestini, docente di fisica presso l’Istituto di Istruzione Superiore “A. Badoni” di Lecco, e Francesco Prestipino, docente di matematica presso la Fondazione Sacro Cuore di Milano, si sono confrontati sul ruolo educativo che le discipline scientifiche giocano nella scuola secondaria di secondo grado. Mario Gargantini, direttore di Emmeciquadro, ha moderato l’incontro.
Attraverso una serie di diapositive, la professoressa Sestini ha ripercorso gli elementi caratteristici del metodo scientifico sperimentale, mettendone in luce tutti gli aspetti fondamentali per l’educazione dei giovani. «Partendo dalla realtà», ha affermato, «l’insegnamento della fisica ha lo scopo di educare alla capacità di osservare e porre domande. La formulazione di domande, però, va formata all’interno di un cammino di continua messa a fuoco: un movimento che aiuti gli studenti a passare dal guardare al vedere, prima, e dal vedere al modellizzare e formalizzare, poi». La proposta educativa dell’insegnamento delle discipline scientifiche è dunque, per la docente, «un cammino dove metodo, linguaggio e contenuto siano tenuti insieme in un’esperienza creativa ma profondamente unitaria, che, attraverso la conoscenza della natura, consente di diventare uomini interessati profondamente e tenacemente alla propria vita».
Il professor Prestipino ha voluto mostrare, in modo alquanto originale, ma in sintonia con lo spazio che ha ospitato l’incontro, il consistente contributo che l’insegnamento della matematica può offrire al cammino educativo. Mediante la formulazione e la risoluzione alla lavagna di un problema di geometria, il relatore ha condotto interattivamente il pubblico alla comprensione di cosa sia e di quali elementi caratterizzino un problema, matematico o no. Esso è, per Prestipino, «un qualsiasi testo che evidenza una ricerca di significato, sotto diversi aspetti: una dimensione letterale, una simbolica, una antropologica o morale e una anagogica. Se le prime dimensioni sono quelle della comprensione, dell’astrazione e del “modus operandi”, a noi più familiari, l’ultima è spesso ignorata e non affrontata adeguatamente a scuola: è il presentimento del vero, l’intuizione, ovvero ciò che fa comprendere di essere davanti alla verità quando la si ha davanti».
Un breve spazio finale concesso alle domande, ha permesso alla professoressa Sestini di esemplificare come nelle sue lezioni, attraverso alcuni esperimenti di fisica, riesca a trasmettere «un atteggiamento aperto e disponibile nei confronti della realtà, una capacità di stupirsi e di porre domande che noi insegnanti per primi molto spesso dovremmo recuperare».