LA SECONDA PARTE DEL PERCORSO SPIRTO GENTIL, DEDICATA A RACHMANINOV, VESPRI, OP. 37
Rimini, 22 agosto – Per diventare sé stessi, perché possa “nascere il nostro nome”, occorre un “tu”. Occorre quel “ciò che fissavi” che completa il titolo del Meeting. Quel verso di Giovanni Paolo II descrive il perfetto e preciso equilibrio che permette alla vita di crescere, di fiorire: il rapporto tra l’io e il tu. Se manca una parte, non può avvenire nulla. È questa sintesi della dinamica esistenziale che il percorso di guide all’ascolto “Spirto Gentil” ha descritto e raccontato nelle scorse due serate. «Ieri sera, con Schubert, abbiamo parlato della prima metà del titolo del Meeting: “nacque il tuo nome”. Nella Wanderer Fantasie c’è solo l’io, solo l’uomo che vaga, privo di un significato», ha ripreso in apertura Pier Paolo Bellini, conduttore della serata. «Stasera vediamo la seconda parte: il “Tu”».
Un “Tu” con la lettera maiuscola, che irrompe nell’esistenza dell’uomo nei Vespri di Rachmaninov, op. 37, opera corale monumentale per intensità e potenza. Bellini ha proposto al pubblico l’ascolto di cinque brani, introducendolo a capirne le strutture compositive e le loro relazioni con il testo. Quanto ciò che fissiamo sia capace di trasfigurare la nostra vita è emerso chiaramente dall’ascolto del Nunc dimittis, in cui la voce del vecchio Simeone (il tenore), che da sempre attende la rivelazione del Salvatore, viene come circondata e cullata, in una “ninna nanna” dalla melodia ripetitiva, dalle altre, come se non dovesse giungere mai ad una meta. Finché, all’improvviso, alla parola “occhi” (“perché i miei occhi han visto la tua salvezza”) entrano, luminosi, i soprani, che perforano il tempo statico della vita che scorreva sempre uguale. L’ingresso di tutte le altre voci, poi descrive l’universalità del popolo, davanti al quale Simeone annuncia la rivelazione che ha ricevuto (la tua salvezza / preparata da te davanti a tutti i popoli). Alla fine, le voci profondissime dei bassi effettuano una vertiginosa discesa, immagine dell’ingresso nella morte, cui ora il vecchio profeta può giungere in pace. I Vespri di Rachmaninov sono questo: un vertiginoso racconto di ciò che, alla radice, costituisce la vita dell’uomo: un rapporto capace di svelare a lui stesso il suo proprio mistero.
(T.G.)
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