IL TEMPO DEGLI EUROBOND STA ARRIVANDO

Press Meeting

Eurobond e Stati Uniti d’Europa: questa la risposta vincente ad una crisi epocale che da cinque anni attanaglia non solo il nostro continente ma il mondo intero. Se ne sono detti convinti questa mattina il ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, il capogruppo del Pdl al Parlamento europeo, Mario Mauro, e il vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella. Tutti però hanno insistito che gli Stati Uniti d’Europa non possono essere un’operazione di ingegneria politico-finanziaria ma il frutto di un impegno che nasce da valori comuni e principi etici prima ancora che economici.
Per Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere, che ha aperto l’incontro, il debito pubblico e la crisi finanziaria hanno un’origine comune: volere tutto e subito, senza passare per uno sviluppo reale e i necessari sacrifici. “Alle richieste assistenzialistiche verso lo stato e alle pretese corporativistiche – ha aggiunto Scholz – si deve rispondere promuovendo la sussidiarietà, come chiedono la costituzione europea e quella del nostro Paese”. Secondo Scholz, certe politiche nazionali hanno di mira solo l’interesse del singolo leader mentre i popoli sono pronti a fare la loro parte se la politica dimostra di avere un disegno complessivo e prospettive lungimiranti.
Il presidente della CdO ha poi chiesto agli ospiti quale sia la strada da percorrere per coniugare la riduzione della spesa pubblica con “una crescita che abbia come bussola delle sue decisioni il futuro dei nostri figli”.
Dobbiamo riscoprire il significato di Unione Europea, è stata la risposta di Mario Mauro e Gianni Pittella. “L’Europa ha prodotto e produce interdipendenza – ha spiegato Mauro – questa logica non è un’altra parola da aggiungere al lessico europeo ma ci siamo legati di più e in un numero maggiore di paesi e nessuno può pensare di uscire dal guado della crisi da solo”. Per questo, secondo Mauro, nonostante l’idea di un’Europa unica risalga a più di cinquant’anni fa, “solo adesso ci stiamo mettendo insieme e lo facciamo soltanto per superare questa situazione critica”.
Mauro, nel suo discorso, ha citato il problema del debito pubblico, trattato anche dal collega Pittella: “Gli Eurobond sono la chiave per uscire dalla crisi perché si può costituire un’agenzia del debito europeo che contemporaneamente raccolga investimenti”. Secondo il vicepresidente, l’Europa deve inoltre “costruire infrastrutture materiali e immateriali, come la formazione, puntare sulla banda larga e le energie rinnovabili”. Pittella ha sottolineato che “non si possono fare solo sacrifici ma che bisogna pensare anche a politiche per la crescita e la condivisione. È poi necessaria un’unione fiscale altrimenti l’euro non regge: Inoltre bisogna riformare le agenzia di rating: dobbiamo crearne una indipendente in Europa”. Importante in questo difficile contesto è anche il potenziamento degli strumenti per aumentare il controllo sui mercati finanziari e “il rafforzamento del Parlamento europeo perché è l’unica istituzione in Europa eletta dal popolo”. Pittella ha concluso con una speranza: “Mi auguro che l’Italia esca dal club degli euroscettici ed entri in quello degli eurofili”.
In sintonia con chi l’ha preceduto, anche Tremonti ha sostenuto che l’unica strada praticabile per rispondere alla crisi sono gli eurobond. “L’eurobond – ha spiegato Tremonti – permette di organizzare e contenere il debito pubblico e di raccogliere sul mercato i necessari finanziamenti per il futuro dell’Europa. L’eurobond serve a collegare rigore di bilancio e sviluppo del continente, è l’inevitabile punto di approdo di quella interdipendenza che ormai caratterizza la convivenza fra i paesi europei”. “Non siamo più ai tempi di Westfalia, del cuius regio eius religio (forse intendeva la pace di Augusta, un secolo prima) con l’assolutizzazione dei particolarismi e dei nazionalismi. Oggi la globalizzazione è un dato di fatto”. Lo sviluppo dell’Europa, secondo Tremonti, non può fare affidamento solo sulla domanda interna o sull’esportazione ma puntare sugli investimenti pubblici e cambiare modello di sviluppo: “Se prima c’era l’automobile adesso è il momento dell’eurobond”. Tremonti, a proposito delle contese economico-finanziarie di oggi, ha richiamato l’attenzione su un altro evento storico, la pace di Versailles, dopo la prima guerra mondiale, quando stupidità e avidità imposero alla Germania sanzioni economiche impossibili, prefigurando un nuovo ricorso mondiale alle armi.
Tremonti non ha risparmiato critiche a un certo mondo finanziario e alle banche di affari, ricordando che dopo la crisi del 1929 Roosvelt “non salvò le banche di speculazione finanziaria ma solo quelle che sostenevano le famiglie e le imprese”. Oggi, invece, succede che i governi, non rendendosi conto della gravità della situazione, non hanno saputo o voluto ristrutturare “quel sistema bancario che speculava d’azzardo e non sosteneva il paese reale”. Secondo Tremonti, “il mondo della finanza ha avuto solo regole scritte per finta dagli stessi banchieri direttamente coinvolti”. Per questo, a detta del ministro, siamo ancora dentro la crisi e non ne abbiamo ancora sconfitti gli aspetti peggiori. “Se c’è una strada da seguire – ha concluso Tremonti – non è certo quella dei sacerdoti del denaro e dei sepolcri imbiancati, ma quella dei sacerdoti veri come il papa, che a Madrid ha richiamato la dimensione etica anche nell’economia e nella finanza, e don Giussani che già quarant’anni fa diceva che il cuore dell’uomo e la storia sono cambiati dalle stesse forze”

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