In una giornata di primavera del 1914, una singolare coppia varcò il Portone di bronzo. Erano due rampolli di una famiglia dell’aristocrazia romana, gli Antici Mattei, fratello e sorella, attesi da papa Pio X per una ragione singolare: vederli ballare il tango. Al termine della performance, si dice che il santo padre, di origine veneta, abbia commentato: “A me sembra più bello il ballo alla friulana; ma non vedo che gran peccato vi sia in questo nuovo ballo”. E così il tango, lascivo e scostumato, secondo i giudizi moralistici del tempo, venne sdoganato e i fedeli poterono ballarlo, con contegno, senza più timore di vescovi e parroci.
L’aneddoto è stato raccontato da Patricio Lolli, ballerino, all’interno di Tangaruah, lo spettacolo di storia, musica, ballo e poesia dedicato al tango argentino, che si è tenuto nell’area Piscine ovest. Insieme a Lolli, erano sul palco una grandissima Carlotta Santandrea (splendida voce e non solo), Alejandro Angelica, ballerino anche lui, e i musicisti Massimo Scattolin (chitarra), David Pecetto (bandoneon), Roberto Rossi (percussioni) e Massimiliano Turone (contrabbasso). Musicisti, cantanti e ballerini hanno portato gli spettatori che gremivano le piscine in un suggestivo viaggio nel mondo e nella storia del tango: dalla malinconica Milonga campera, la musica dei gauchos fatta per essere suonata e cantata per se stessi, fino all’irraggiungibili Astor Piazzola, passando attraverso le contaminazioni del ritmo africano del Candombe, dell’Habanera cubana e dei valzer europei.
Nasce alla fine dell’Ottocento, il tango di Buenos Aires, e lo si balla nei postriboli e nei bassifondi, accompagnato da brevi ritornelli spregiudicati e ricchi di doppi sensi. Un ballo dalla forte carica erotica, dove la donna andava presa e portata a ballare con decisione e senza tanti complimenti. Ai primi del Novecento, il tango debutta e si afferma in Europa, suscitando critiche e polemiche. L’atmosfera del vecchio Continente snatura l’anima originale di questo ballo. Alle note allegre subentrano accenti languidi e malinconici: si compongono tristi storie d’amore di 3 minuti, è il tango cancion. Sono gli anni di Carlo Gardel e del suo famosissimo Volver (1935). Negli anni Quaranta, al complessino di flauto chitarra e violino, si sostituisce l’orchestra vera e propria. È la cosiddetta decade d’oro del tango, dove risplenda la Malena di Homero Manzi, la donna dalla voce di allodola che, dopo una delusione d’amore, canterà il tango con voce d’ombra.
Durante il racconto, sul palco, Carlotta suona il piano, canta e balla sui ritmi del suo Sueño de amor, portata dalle braccia dell’elegante Patricio o del vigoroso Alejandro. Ultima tappa, il Liber tango di Astor Piazzola, artista più famoso all’estero che in Argentina, dove, per rifiutargli il primo premio ad un festival nazionale, lo accusarono di aver inquinato il tango con i ritmi del valzer. Nel 2009 l’Unesco ha dichiarato il tango patrimonio dell’umanità.
Oggi, dopo la nobilitazione europea, il tango di alto livello trova ospitalità nelle grandi sale da concerto e sono scomparsi i bassifondi e i postriboli. Ma resta pur sempre l’osservazione popolana del nostro Trilussa, nell’anno in cui gli Antici ballarono per Pio X: “Er Papa nun vo’ er Tango perchè, spesso,/ er cavajere spigne e se strofina/ sopra la panza de la ballerina/che su per giù, se regola lo stesso”.