Il segreto condiviso

Press Meeting

È stato forse l’intrigante fascino del titolo o la carismatica personalità dell’autore a richiamare un folto pubblico alla presentazione del libro di Mons. Massimo Camisasca “Il segreto condiviso” (Ed. Ares), opera che raccoglie alcune conversazioni del Superiore della Fraternità Sacerdotale Missionari di San Carlo Borromeo con i giovani seminaristi, svelando, pagina dopo pagina, il mistero suggerito nel titolo: l’avventura della conoscenza di Cristo. Lo ha subito evidenziato Camillo Fornasieri, secondo il quale il libro “ci indirizza al tipo di cammino e alla sensibilità che Camisasca esprime e documenta tanta della sua storia”.
Sulla parola avventura si è incardinata la riflessione dello scrittore Riccardo Ielmini, che si è accostato al testo “non con un’ottica poetica, ma da uomo e da credente”. La parola avventura – ha detto – implica una componente di rischio e presuppone un continuo mettersi in gioco. Il rischio dei cristiani, che Ielmini ha definito “soldati di ventura”, è quello di introdurre uno schermo intellettuale o moralistico nel rapporto con Gesù; quello con Cristo deve essere invece un incontro fisico, uno scontro, un corpo a corpo. Si tratta di un movimento che non ha origine dalla nostra volontà, intelligenza o razionalità, ma è frutto dell’iniziativa di Dio, il quale sceglie di incontrarci sollecitando la nostra libertà. “Noi dobbiamo solo rispondere” – ha detto Ielmini, che ha concluso il proprio intervento con un vibrante appello: “Soldati, andiamo all’avventura!”.
Il carattere autobiografico del libro è stato sottolineato dal poeta e scrittore Davide Rondoni, secondo il quale Camisasca non si limita a parlare di se stesso agli altri, ma intreccia un intimo colloquio con il proprio io, guardandosi allo specchio e riflettendo anche sulle questioni più importanti della propria esistenza. Questo aspetto emerge chiaramente nelle pagine in cui viene approfondito il tema della santità di chi guida una comunità: l’autore – ha detto Rondoni – sviluppa l’argomento facendo riferimento alla sua personale esperienza e il sapore delle parole è indice di questo coinvolgimento.
Che si tratti di un’autobiografia lo ha dichiarato lo stesso Camisasca: “È autobiografico tutto quello che dico, non perché io sia Narciso, ma perché non posso fare a meno di parlare di ciò che sono e che mi capita”. Dopo aver ricordato, con una citazione sapienziale, che “siamo un canale attraverso il quale passa l’opera di un Altro”, l’autore ha fatto riferimento ad un interrogativo che lo ha accompagnato negli ultimi anni: se sia più grande l’amore ricambiato o quello non corrisposto. Se da una parte pensava che l’amore di Dio, essendo gratuità assoluta, non ha bisogno di essere ricambiato, dall’altra l’amore non corrisposto gli appariva arido e triste. “In realtà – ha concluso – l’amore di Dio è sempre ricambiato dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo; Cristo ha bisogno di essere ricambiato, ha sete della nostra umanità, della nostra risposta: non lasciamolo solo!”.

F.M.
Rimini, 25 agosto 2004