IERI SERA IL SECONDO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA DEL MEETING
Rimini, 21 agosto – Che cosa permette di compiere imprese grandi quando le condizioni sembrano impedirlo e le difficoltà paiono insormontabili? Come riuscire in ciò che nemmeno i più qualificati e accreditati riescono a portare a compimento? È una delle molteplici, possibili chiavi di lettura de Il professore e il pazzo (regia di P.B. Shemran, 2019), proiettato ieri sera alle 21.30 in Sala Neri Unipolsai, secondo film della rassegna cinematografica del Meeting di quest’anno, che narra l’incredibile storia della redazione dell’Oxford English Dictionary. Dopo Green Book, un’altra storia vera, la storia di un rapporto tra due individui apparentemente molto lontani, ma accomunati dalla distanza rispetto all’élite colta dell’epoca, che il destino mette assieme per svolgere un compito che richiede di essere accesi da un grande ideale.
Gran Bretagna, fine ‘800. L’establishment accademico inglese ha un notevole problema: da anni ha il progetto di stendere il primo dizionario completo della propria lingua, ma la vastità dell’impresa rendere impossibile persino iniziare. Eppure, nel momento in cui l’Impero Britannico è alla sua massima estensione e si trova ad essere il più vasto della storia, contando sudditi in ogni parte del mondo, l’obiettivo ha un’estrema importanza politico-culturale.
Il compito viene affidato al coltissimo linguista James Murray (solida interpretazione di Mel Gibson), erudito profondamente innamorato della lingua e dei suoi tesori, conoscitore di un numero di idiomi antichi e moderni così vasto da far impallidire i togati accademici che lo interrogano per provarne le competenze. Come ogni protagonista, ha un punto debole, che si rivela poi essere in realtà la sua grandezza: non ha laurea né titoli ufficiali, nessun accreditamento che ne attesti formalmente l’appartenenza al mondo universitario che del progetto è patrocinatore. Qui sta, però, ciò che lo rende l’unico a poter realmente compiere l’impresa: il suo rapporto con la lingua è totalmente legato ad una passione non inficiata dal prestigio sociale che una cattedra può dare; è un rapporto vivo, da amante ad amata. E viva è la concezione che ha della lingua stessa: qualcosa che ha a che fare con le esperienze degli uomini prima che con la fredda e astratta codificazione grammaticale. Questa idea lo conduce ad un azzardo che solo chi è animato da un’audace follia può compiere: chiedere al popolo, alla gente comune, di contribuire all’impresa inviando parole, significati, citazioni, per costruire il monumentale dizionario a partire dall’esperienza viva del popolo. E qui la sua vicenda si intreccia con quella del più prolifico e misterioso tra gli aiutanti, la cui firma riporta W.C. Minor (un intenso Sean Penn), che Murray scoprirà essere detenuto nel manicomio di Broadmoor per omicidio. Tra i due nasce un rapporto che, oltre a condurre all’inatteso compimento dell’impresa, apre in loro nuove dimensioni di amicizia, riscatto e redenzione.
(T.G.)
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