Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati ma nel tendere continuamente alla meta – Incontro con S. E. Card. Angelo Scola.

Press Meeting

Che a venticinque anni dalla nascita del Meeting e a cinquanta da quella di Comunione e Liberazione sia qui con noi un amico e un’autorità della Chiesa come Angelo Scola è frutto della Provvidenza, ed è quindi una responsabilità per noi e per lui. Con queste parole Giancarlo Cesana ha introdotto il patriarca di Venezia, S. E. Card. Angelo Scola.
Affrontando il tema proposto dal titolo del Meeting, Scola è partito illustrando la prospettiva storica contenuta nella Bibbia: la storia è una strada sulla quale il Padre ci chiama a correre spalancandoci le porte da casa sua.
A mettere in moto l’Io su questa strada è un desiderio di compimento: questo è il primo livello del progresso. Ma il titolo del Meeting afferma che lo slancio non può tradursi nella presunzione di essere arrivati.
L’uomo europeo, ha proseguito Scola, non può rinunciare a dare un giudizio sul presente per timore di riconoscere la grave debolezza in cui versa. L’uomo europeo, e il cristiano per primo, deve prendere atto di una battuta d’arresto che sembra ridurre il cammino dell’uomo a una “marcia sul posto”, e identificare le cause di questa situazione.
Secondo Scola all’origine di questa situazione vi sarebbe una riduzione ideologica dell’idea giudaico-cristiana di progresso. Relegato in un angolo il Padre, l’uomo ha tentato di farsi padrone assoluto delle cose e della realtà. Questa posizione si è concretizzata prima in un ottimismo illuministico, e poi nell’illusione che la meta fosse prodotto del progresso stesso.
Il relatore è quindi passato ad analizzare come il fenomeno del senso religioso ripresenti però continuamente la necessità del riconoscimento che la meta ci è data: ma questo da solo non basta, perché è sempre sospeso al rischio dell’idolatria.
L’accessibilità della meta è infatti resa possibile solo dall’evento gratuito del Crocifisso risorto. Così la meta è messa qui ed ora alla portata della nostra libertà: attesi da un Padre, non possiamo non tendervi. Il Cristianesimo, ha concluso quindi Scola, è il più grande fattore di vero progresso.

T.P.
Rimini, 27 agosto 2004