Il mondo di “Tracce”

Press Meeting

L’incontro tenutosi in una sala gremita di persone è stato introdotto da Alberto Savorana, Direttore di ““Tracce””. L’origine di ““Tracce”” si può condensare nell’esperienza vissuta da Don Giussani quando in prima liceo fu fermato sulle scale dall’allora studente di teologia, oggi mons. Manfredini, con una domanda: “Ma se Cristo è tutto cosa c’entra con la matematica?”. Da quell’istante fu chiaro che Cristo c’entrava con tutti gli aspetti della vita: ““Tracce”” nasce da questa “notizia” sorpresa da un ragazzo di 16 anni, la cui amicizia ci ha raggiunto e ci accompagna nel lavoro della nostra rivista.
Il Direttore ha illustrato la caratteristica principale di questo giornale, che ha pochi redattori ma molti illustri collaboratori invitati all’incontro.
Roberto Fontolan, Direttore de Il Velino, ha presentato il video realizzato in collaborazione con Emma Neri sui 50 anni di storia di Comunione e Liberazione che verrà trasmesso da RaiUno il giorno 10 settembre intorno alle ore 20.40, e sarà successivamente in distribuzione.
Per Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, l’esperienza del lavoro con ““Tracce”” coincide con l’avventura fisica dell’amicizia vissuta fin dall’università con Savorana e con Don Giussani. “Quando andavo a riferire dei fatti a Don Giussani, ci ha sempre chiesto se avevamo pregato la Madonna e se avevamo informato ‘Tracce’: perché la buona novella la devono sapere tutti”. Una volta Don Giussani ha saputo che a Vancouver c’erano tre persone che avevano incontrato il movimento e ha voluto che la copertina di “Tracce” fosse dedicata a questo avvenimento: così “Tracce” si può definire l’inviato dell’incontro. Il periodico infatti è il primo che si accorge di quello che succede attraverso l’incontro di persone con il Movimento: l’esperienza che nasce testimonia l’evidenza del vero, coglie il vero in azione. Per questo si devono moltiplicare gli inviati speciali di “Tracce” e ognuno deve – ribadisce Vittadini – scrivere a “Tracce” per testimoniare quello che ha visto: l’Avvenimento nuovo che si manifesta.
Gli altri dovranno sempre imitare questo giornale e imparare, perché la “funzione del giornalista è quella di cogliere l’avvenimento prima che diventi potente e così sia evidente agli occhi di tutti”.
Savorana ha poi ripreso le testimonianze di Katie (USA), Tony (Nigeria), Marta (Gerusalemme) e Dimitri (Kazakhstan), collaboratori di “Tracce” nel mondo, che hanno testimoniato il loro incontro con il Movimento. Queste testimonianze sono notizie che verranno pubblicate nei prossimi mesi, “perché sono la stessa esperienza vissuta da Giovanni e Andrea quando hanno incontrato Gesù e sono tornati a casa completamente nuovi”.
In particolare, è una novità che, mentre tutti scappano dalla Nigeria per la situazione drammatica che sta vivendo questo paese, Tony rimanga nel suo paese. È una notizia che l’amicizia cristiana è una dinamica e una lotta che ti mette dentro la realtà e ti permette di vivere l’amicizia anche in una situazione dove sembrerebbe impossibile, come è successo a Marta. Per Dimitri, la notizia è un’esperienza viva come quella del rapporto con la donna amata, che dà significato a tutta la propria giornata.
Renato Farina, Vice direttore di Libero, collabora con la rivista perché sia visibile a tutti il volto di chi ha visto, perché le parole sono segni che permettono l’incontro con la realtà, cioè con Cristo, che c’entra con la matematica e con tutto. “Nel lavoro che svolgo durante i viaggi papali – ha ribadito Farina – mi riferisco alle comunità locali del Movimento e testimonio che l’incontro con il Papa cambia l’essenza stessa della storia di un Paese, cambiando, trasfigurando l’esperienza dei singoli e rendendo possibile un’esperienza pienamente umana”.
“Tracce” è cresciuta in questi anni anche dal punto di vista grafico.
Claudio Morpurgo, Vice Presidente Unione Comunità Ebraiche, ha spiegato che nella lingua ebraica ci sono due modalità di comunicazione: “halakhah”, intesa come norma, studio e regola, e “haggadah”, racconto. “Tracce” coincide con l’ “haggadah”, perché narra l’avvenimento di un popolo che nasce dalla domanda che Dio rivolse ad Abramo: “Dove sei uomo?”. Una domanda che si pone con una drammaticità enorme. “’Tracce’ è fatta da uomini che hanno deciso di dare risposta a questa domanda e che vogliono andare a fondo della propria umanità. Racconta la storia di un popolo composto da individui che hanno scelto di essere se stessi. Nel momento in cui l’uomo va a fondo della propria identità può offrire la propria vita a Dio e far entrare Dio nella propria vita. Queste persone hanno scelto di portare Dio nel mondo”.
Morpurgo coglie, in “Tracce”, una specificità: “il contributo all’identità comune che si condensa nell’esperienza di Comunione e Liberazione”.
Savorana ha citato una frase di Don Giussani: “Le parole sono suoni per coloro che non si impegnano, sono il nome di esperienze per chi le vive”. Un ringraziamento sentito a Morpurgo, “perché ha fatto i migliori complimenti e il miglior apprezzamento che si possa fare al nostro lavoro utilizzando le parole della sua lingua”.
Infine, una certezza: “Siamo stati scelti per essere collaboratori attivi di Dio dentro la realtà. Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati ma nel tendere continuamente alla meta. Così noi, raccontando i fatti, di mese in mese, facciamo vedere che dal nulla nasce qualcosa”.

G.V.
Rimini, 26 agosto 2004