Nell’Anno mondiale della Statistica, il Meeting ha ospitato alle ore 15.00 in sala C1 un incontro tra rappresentanti del cosiddetto mondo dei numeri, introdotto dalla relazione di Carlo Lauro, ordinario di Statistica all’Università Federico II di Napoli. “Le statistiche sono ritenute spesso fastidiose – afferma il docente – perché impongono trasparenza delle decisioni e delle azioni costringono a confrontare i desideri con i numeri, smascherando annunci e promesse senza seguito”. Lauro ha ricordato che il termine statistica nasce nel Seicento. In quel periodo si cominciò a produrre dati con carattere di continuità, ma questi costituivano un segreto di stato ed erano nascosti alla popolazione. Nell’Ottocento si iniziò in Occidente a diffondere dati economici e sociali, di pari passo con la diffusione della democrazia. In ambito pubblico oggi i dati statistici sostengono le decisioni politiche, programmi e progetti e ogni stato si è dotato di un apparato per rilevare dati d utilizzare per i percorsi decisionali.
All’incontro ha partecipato anche il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che ha illustrato una pubblicazione dell’Istituto, distribuita ai visitatori della mostra del Meeting sul centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, con una serie di dati economico sociali per descrivere dove siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando. “Una varietà di dati da interpretare, espressione di momenti di sviluppo o recessione, sintomi di speranze e contraddizioni, dal 1861 ad oggi”, spiega il relatore, accennando ad alcuni macrofenomeni: triplicata la popolazione, quintuplicate le famiglie (anche per lo spezzettamento dei nuclei familiari), squilibrata la ridistribuzione dei redditi (a favore di chi già ha di più). In grande evidenza, più recentemente, il calo delle nascite, che comporterà in futuro un maggior numero di anziani a carico delle persone in età lavorativa. Le cifre parlano però anche di una soglia di attesa di vita ai livelli più alti del mondo, del 90 per cento di giovani iscritti alle medie superiori e al contempo di disoccupazione giovanile ancora in aumento: una selva complessa e affascinante di dati. Non priva di pericoli, peraltro. Il presidente dell’Istat mette in guardia il pubblico: “Siamo attenti a non farci imbambolare dalle cifre!” Il che implica un uso ragionevole dei dati disponibili, per assumere decisioni responsabili.
I dati prodotti da Andrea Cammelli, docente di statistica sociale all’Università di Bologna, oltre che direttore di AlmaLaurea, consorzio di studi sul mondo universitario, esprimono proiezioni di difficoltà di crescita e competitività del nostro paese per effetto di vari fattori, tra i quali spicca la contrazione della popolazione giovanile. A sorpresa, emerge invece un giudizio non negativo sul trend universitario, contestando i giudizi sommari di fallimento della riforma universitaria del 2001.
“Occorre lavorare per una conoscenza più approfondita della documentazione quantitativa e delle modalità della sua utilizzazione – ha tenuto a rimarcare in conclusione Giovannini – per poter meglio apprezzare la variabilità che caratterizza i fenomeni analizzati statisticamente”, andando con ciò oltre il valore medio di analisi.