IL MITO DELLA VIOLENZA RELIGIOSA La religiosità è fonte di violenza e va allontanata dalla società civile o è fonte di dialogo?

Press Meeting

Il tema dell’incontro prende ispirazione dall’omonimo titolo dell’opera di William Cavanaugh, Professor of Catholic Studies at DePaul University, Chicago, presente tra i relatori. A dibattere le sue tesi sono Ibrahim M.M. Shamseddine, fondatore dell’Imam Shamseddine Foundation for Dialogue di Beirut e Paola Vismara, docente di Storia della Chiesa all’Università Statale di Milano.
Cavanaugh sviluppa un’indagine storica, cercando innanzitutto di smontare il “mito” di un legame intrinseco tra religione e violenza. Lo studioso esamina gli argomenti che nel contesto della cultura occidentale, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, lo sostengono e li rintraccia nella contrapposizione tra “religioso” e “secolare”. In quest’ottica è possibile giustificare anche l’idea di poter morire o uccidere in nome dello Stato e dei valori di giustizia e razionalità propugnati dalle democrazie occidentali. “Il concetto vero di religione non conosce l’accezione di contrapposizione – afferma il relatore – piuttosto, è il concetto di violenza che si alimenta della necessità del conflitto non solo dialettico noi/voi”.
Paola Vismara entra nel merito del tema in riferimento al binomio età moderna/violenza religiosa. Premettendo che l’aspirazione all’infinito e l’inclinazione al male sono entrambi elementi costitutivi dell’uomo, la relatrice precisa che “la fede cristiana non ha alcun tasso di immunità alla violenza”, seppure molti siano i riferimenti evangelici al rifiuto di essa. “Lo stato moderno, a partire dalla pace di Augusta del 1555, si è organizzata attorno alla religione come elemento d’identità – spiega la relatrice – ma in questo modo il problema del pluralismo religioso è stato risolto in senso negativo”. Secondo Vismara questa è la radice del cosiddetto “cristianesimo della violenza”, ma non esita a citare numerosi esempi di cristianesimo, a partire dai Gesuiti, che in epoca moderna hanno caratterizzato il “cristianesimo della presenza”.
Il Forum per il dialogo libanese, di cui Shamseddine è fondatore, è una organizzazione civile che mira a diffondere la cultura del dialogo e della pace. Dal luglio 2008 fino a novembre 2009 Shamseddine stesso è stato il Ministro di Stato per la riforma amministrativa in Libano nel Governo Hariri. Relatore, quindi, che è pronto ad analizzare il tema dell’incontro alla luce della sua appartenenza alla religione musulmana sotto vari profili. “La violenza ci sarà sempre sulla terra, laddove non c’è la vera religione. Ciò è evidente sin dall’esempio di Caino e Abele: chi è più religioso, rifiuta la violenza”. La stessa esperienza del relatore lo porta ad affermare che “la religione non è mai fonte di violenza; è piuttosto l’uso politico che si può fare di essa a causare la contrapposizione”. Quindi la violenza non è un problema a livello di religione, ma a livello politico. “Non ci sono problemi tra Cristianesimo e Islam nella misura in cui non ci sono problemi politici. I rapporti nella storia sono stati segnati da diverse modalità: prima la spada, poi la teologia, adesso è il momento della vita”. Shamseddine conclude: “Abbiamo gli stessi problemi, occupiamo gli stessi spazi e dobbiamo trovare la formula che ci permetta di vivere”.

(G.L.)
Rimini, 23 agosto 2012

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